2.
Il
Signore Beato disse: "In un
tale momento, da dove ti viene - o Arjuna questo scoramento indegno di
un ariano, ignobile
e contrario all'ottenimento del cielo?
3.
"Figlio di Pritha, non abbandonarti a questa debolezza, che non ti
s'addice. O
Terrore dei Nemici, abbandona questa meschina debolezza d'animo!
Sorgi!".
4.
Arjuna disse:
"O Distruttore dei Nemici, o
Madhusudana, come posso combattere questa guerra scagliando frecce
contro Bhishma e Drona,
che sono degni di adorazione!
5.
"Per
me sarebbe perfino meglio vivere mendicando piuttosto che uccidere i
miei venerandi
maestri! Uccidendoli, anche in questa stessa esistenza terrena tutte le
mie gioiose
esperienze di ricchezze e piaceri dei sensi sarebbero macchiate dal
sangue delle cattive
vibrazioni.
6.
"Difficilmente posso dire che cosa sarebbe meglio, che essi ci
vincessero o che noi
li conquistassimo. Di fronte a noi ci sono gli stessi figli di
Dhritarashtra, uccidendo i
quali non dovremmo più desiderare vivere.
7.
"Con
la mia natura interiore offuscata dalla debolezza della simpatia e
della pietà, e con la
mente confusa circa il dovere, T'imploro di dirmi qual è per me la via
migliore da
seguire. Io sono Tuo discepolo. Istruiscimi, perché ho preso rifugio in
Te.
8.
"Io
non vedo nulla che possa rimuovere l'angoscia interiore che colpisce i
miei sensi, neppure
se ricevessi un regno prosperoso e senza pari sulla terra e diventassi
signore e maestro
delle divinità astrali".
9.
Sanjaya disse a Dhritarashtra: Dopo avere
così parlato a Hrishikesha,
Gudakesha-Parantapa (Arjuna) disse a Govinda (Krishna): "Io non
combatterò", e
rimase in silenzio.
10.
O Bharata!
A colui che si lamentava tra i due eserciti, il Signore dei Sensi
(Krishna) parlò,
sorridendo, in questo modo:
11.
Il Signore Beato disse: "Hai
pianto per coloro che non
sono degni del tuo dolore! Tuttavia hai pronunciato parole d'amore. I
veri saggi però non
s'affliggono né per i vivi né per i morti.
12.
"Non
è che Io non sia mai stato incarnato prima, né tu né questi altri
principi! Né mai in
futuro qualcuno di noi cesserà di esistere.
13.
"Come
l'anima incarnata nel corpo passa attraverso l'infanzia, la gioventù e
la vecchiaia, allo
stesso modo passa in un altro corpo. I saggi non sono turbati da
questo.
14.
"Figlio di Kunti, le idee di caldo e freddo, piacere e dolore, sono
prodotte dal
contatto dei sensi con i loro oggetti. Queste idee sono limitate da un
inizio e una fine,
e sono di natura transitoria. Sopportale con pazienza, o Discendente di
Bharata.
15.
"Fiore tra gli Uomini, colui che non può essere turbato da queste cose,
chi rimane
calmo ed equanie nel dolore e nel piacere, lui solo è degno d'ottenere
l'immortalità.
16.
"Dell'irreale non vi è esistenza. Dei reale non vi è non esistenza. Gli
uomini
pieni di saggezza conoscono la verità ultima sulla realtà.
17.
"L'Uno che pervade tutte le cose è imperituro. Nessuno ha il potere di
distruggere
lo Spirito Immutabile.
18.
"Il
Sé che dimora dentro, eternamente immutabile, indeperibile e
illimitato, considera questi
abiti corporei come aventi un termine. Perciò combatti, o Discendente
di Bharata.
19.
"Chi
considera il Sé come l'uccisore, e chi pensa che Esso possa venire
ucciso, nessuno di
questi conosce la verità. Perché il Sé non uccide né può essere ucciso.
20.
"Questo Sé non è mai nato né perisce. Né essendo venuto in esistenza
cesserà mai
di essere. Esso è senza nascita, eterno, immutabile, sempre se stesso.
E non viene ucciso
con l'uccisione del corpo.
21.
"Come
potrebbe - o Partha - colui che conosce il Se come imperituro,
eternamente permanente,
senza nascita e immutabile, pensare che Esso possa uccidere qualcuno o
causare la
distruzione di un altro?
22.
"Come
un individuo getta degli abiti logori per indossare nuovi vestiti, così
l'anima incarnata
abbandona le dimore corporee rovinate per entrare in altre nuove.
23.
"L'anima non può essere ferita dalle armi; non può essere bruciata dal
fuoco; non
può essere bagnata dall'acqua; non può essere seccata dal vento.
24.
"L'anima non può essere tagliata né bruciata, né bagnata né seccata.
L'anima é
immortale, onnipervadente, sempre calma e immutabile, eternamente la
stessa.
25.
"L'anima è inconcepibile, non manifesta e immutabile. Perciò,
conoscendola come
tale, non devi affliggerti.
26.
"Ma
anche se pensassi che l'anima nasce e muore incessantemente, anche in
questo caso - o Eroe
dal Braccio Possente - non dovresti affliggerti.
27.
"Perché ciò che nasce deve morire e ciò che muore deve nascere di
nuovo. Allora
perché affliggersi per qualcosa che è inevitabile?
28.
"L'inizio di tutte le creature non è manifestato, solo la parte di
mezzo è
manifestata, e la fine è di nuovo non percettibile. Che motivo c'è di
dolersi per
questo?
29.
"Alcuni guardano l'anima pieni di stupore. Altri la descrivono come
meravigliosa.
Altri ancora ne sentono parlare come di un'entità meravigliosa. E vi
sono altri che dopo
avere ascoltato tutto dell'anima, non la comprendono affatto.
30.
"O
Bharata, l'Uno che dimora nei corpi di tutti gli esseri è sempre
indistruttibile. Perciò
non devi dolerti per nessuna creatura.
31.
"Anche dal punto di vista del tuo dharma (il giusto dovere), non devi
esitare
internamente, perché per uno kshatriya non c'è nulla di più fausto che
una giusta
battaglia (per difendere gli interessi dei suoi compagni e gli ideali
della vita).
32.
"Figlio di Pritha, beati e fortunati sono gli kshatriya (guerrieri)
chiamati a
combattere in una giusta battaglia che viene senza averla provocata, e
che apre loro la
porta del cielo.
33.
"Ma
nel caso rifiutassi d'impegnarti in questa giusta battaglia,
abbandonando il tuo dharma
(dovere) e il tuo onore specifico, faresti peccato.
34.
"Gli
uomini parlerebbero sempre della tua disonorevole azione. E per I'uomo
d'onore, il
disonore è davvero peggiore della morte.
35.
"I
grandi guerrieri penserebbero che ti sei ritirato dalla battaglia per
paura. Così coloro
che ti tenevano in grande considerazione ti stimerebbero da poco.
36.
"Inoltre i tuoi nemici criticherebbero la tua attitudine indolente e
proferirebbero
contro di te parole insolenti. Cosa potrebbe esserci di più penoso?
37.
"Se
morirai (combattendo i tuoi nemici), guadagnerai il cielo; se vincerai,
godrai la gloria
terrena. Perciò, Figlio di Kunti, alzati, deciso a combattere!
38.
"Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella
perdita, nella
vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita. Così non
commetterai
peccato.
39.
"Ti
ho spiegato la saggezza fondamentale del Sankhya. Adesso ascolta la
saggezza dello Yoga,
possedendo la quale - o Partha spezzerai le catene del karma.
40.
"In
questo sentiero d'azione (yoga) non c'è la perdita dello sforzo
incompleto per la
realizzazione, né si creano effetti contrari. Anche una minuscola parte
di questo dharma
(religione) protegge uno dalla grande paura (di essere prigioniero
della ruota di nascita
e morte).
41.
"O
Discendente di Kuru! In questo (karma yoga) vi è solo una risoluzione
interiore unica e
concentrata; mentre le argomentazioni della mente indecisa sono senza
fine e variamente
ramificate.
42
- 44.
"O Partha, coloro che sono caparbiamente attaccati al potere e alle
delizie dei
sensi, e la cui intelligenza discriminativa è fuorviata dalle fiorite
parole delle
persone spiritualmente ignoranti, non possono conseguire l'equilibrio
mentale della
meditazione e dunque non possono ottenere l'unione con Dio nel samadhi
(estasi).
Sostenendo che non vi è altro che trovare diletto negli aforismi
laudatori dei Veda, con
la loro natura tormentata dalle inclinazioni terrene, considerando i
piaceri celesti (del
mondo astrale) la loro mèta suprema, compiendo numerosi riti
sacrificali specifici per
ottenere il potere terreno e i piaceri dei sensi - queste persone vanno
invece incontro a
nuove nascite, come conseguenza delle loro azioni (istigate dai
desideri).
45.
"I
Veda parlano delle tre qualità universali o guna. O Arjuna, liberati
dalle tre qualità e
dalle coppie di opposti. Sempre bilanciato e libero dal pensiero di
ricevere e mantenere,
stabilisciti nel Sé.
46.
"Per
colui che conosce Brahman (lo Spirito) tutti i Veda (le sacre
scritture) non gli sono di
maggiore utilità di quanto non lo sia una riserva d'acqua quando c'è
un'alluvione.
47.
"Tu
hai diritto soltanto all'azione, e mai ai frutti che derivano dalle
azioni. Non
considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non
permettere a te stesso
d'essere attaccato all'inattività.
48.
"O
Dhananjaya, rimanendo immerso nello yoga , compi tutte le azioni
abbandonando
l'attaccamento (ai loro frutti). Rimani indifferente al successo e al
fallimento (mentre
agisci). L'equanimità mentale (riguardo il successo e il fallimento) è
chiamata yoga.
49.
"Tutte le azioni (fatte con desiderio) sono di molto inferiori a quelle
fatte sotto
la guida della saggezza; perciò - o Dhananjaya - prendi rifugio nella
saggezza che ti
guida sempre. Miserabili sono coloro che compiono le azioni solo per i
loro frutti.
50.
"Chi
è unito alla saggezza cosmica va oltre gli effetti di virtù e vizio,
anche in questa
stessa vita. Dedicati dunque all'arte dell'unione divina o yoga. Lo
yoga è l'arte della
giusta azione. 51. "Coloro che hanno controllato le loro menti vengono
assorbiti
nella saggezza infinita; e non hanno più interesse ai frutti delle
azioni. Liberati dal
ciclo delle rinascite, raggiungono lo stato al di là del male, che è la
causa del
dolore.
52.
"Quando il tuo intelletto andrà oltre l'oscurità dell'illusione, allora
realizzerai
lo stato d'indifferenza riguardo le cose udite in passato e le cose da
udire in futuro.
53.
"Quando il tuo intelletto, agitato dalla varietà di opinioni
differenti, rimarrà
immoto, fermamente ancorato nell'estasi della beatitudine dell'anima,
allora otterrai
l'unione finale (yoga)".
54.
Arjuna disse : "Quali sono, o Keshava, le caratteristiche dell'uomo
saldamente
stabilito nella saggezza e immerso nel samadhi? Come si comporta l'uomo
di saggezza
stabile quando parla, siede o cammina?".
55.
Il
Signore Beato disse:
"O Partha, quando un
uomo abbandona completamente tutti i desideri della mente, del tutto
soddisfatto nel Sé
soltanto dal Sé, allora viene considerato stabilito nella saggezza.
56.
"Colui la cui mente non è turbata dall'ansietà durante il dolore né
dall'attaccamento alla felicità; che è libero - da affetti mondani,
paure e collera - è
davvero un muni che ha una saggezza stabile.
57.
"Colui che in tutte le circostanze è senza attaccamento - non
felicemente eccitato
quando riceve il bene né disturbato quando sperimenta il male - ha una
saggezza
saldamente stabilita.
58.
"Quando lo yogi può ritirare completamente i sensi dai loro oggetti di
percezione,
come la tartaruga ritira i suoi arti, allora la sua saggezza è
saldamente stabilita.
59.
"L'uomo che s'astiene fisicamente dagli oggetti dei sensi vede che per
un po' questi
si ritraggono, lasciandosi dietro solo il desiderio. Ma colui che
contempla il Supremo è
liberato anche dal desiderio.
60.
"O
Figlio di Kunti, gli avidi ed eccitabili sensi afferrano violentemente
anche la coscienza
di un saggio che lotta per la liberazione.
61.
"Chi
unisce il suo spirito a Me, avendo soggiogato tutti i sensi, rimane
concentrato su di Me
come il Supremamente Desiderabile. La saggezza intuitiva diventa ferma
e stabile, in colui
che ha i sensi sotto controllo.
62.
"Pensare agli oggetti dei sensi causa attaccamento ad essi.
Dall'attaccamento nasce
il desiderio, e dal desiderio scaturisce la collera.
63.
"Dalla collera nasce l'illusione; l'illusione genera perdita di memoria
(del Sé).
Dalla distruzione della memoria deriva la rovina della facoltà
discriminativa. Dalla
rovina della discriminazione segue l'annientamento (della vita
spirituale).
64.
"L'uomo autocontrollato, muovendosi in mezzo agli oggetti materiali con
i sensi
soggiogati, privo d'attrazione e repulsione, perviene ad una
imperturbabile calma
interiore.
65.
"Nella beatitudine dell'anima scompare ogni dolore. E l'intelletto di
chi è calmo
diventa presto saldamente stabilito nel Sé.
66.
"Chi
è disunito (perché non stabilito nel Sé) non ha saggezza né
meditazione. Per chi non
medita non vi è tranquillità. E a chi è senza pace com'è (possibile) la
felicità?
67.
"Come
una nave sulle acque viene portata fuori rotta da una tempesta di
vento, così la
discriminazione umana è allontanata dalla via che intende seguire
quando la mente
soccombe alle tempeste dei sensi vagabondi.
68.
"Mahabaho! La saggezza è saldamente stabilita in quell'uomo i cui sensi
sono
completamente controllati riguardo gli oggetti.
69.
"Ciò
che è notte (di sonno) per tutte le creature è veglia (luminosa) per
l'uomo
d'autocontrollo. Ciò che è veglia per tutti gli esseri è notte (un
momento di sonno)
per il muni che percepisce il Sé.
70.
"Come
l'oceano calmo e traboccante non viene cambiato dalle acque che vi
affluiscono - è pieno
di pace chi assorbe dentro tutti i desideri, non chi è avido di
desideri.
71.
"La
persona che, avendo rinunciato a tutti i desideri, vive senza brame e
non s'identifica con
l'ego mortale, e il suo senso di 'mio' realizza la pace.
72.
"Questo, o Partha, è lo stato di chi è 'stabilito in Brahman'. Chi vi
entra non
cade più nell'illusione. Anche se uno vi si stabilisce nel momento
stesso della
transizione (dal fisico all'astrale), ottiene lo stato finale di
comunione con lo
Spirito".
Qui
finisce il secondo capitolo chiamato "Il Canto del beato"
*
* *
Capitolo
III - Il Karma Yoga o Lo Yoga dell'Azione
1.
Arjuna
disse: "O
Janardana, se Tu consideri la conoscenza superiore all'azione, allora
perché - o Keshava
vuoi che m'impegni in questa terribile azione?
2.
"Con
queste parole apparentemente contraddittorie Tu stai, per così dire,
confondendo il mio
intelletto. Ti prego, fammi conoscere con certezza l'unica cosa
mediante la quale potrò
raggiungere il bene supremo". Il Signore Cosmico disse:
3.
"O
Senza Peccato, all'inizio della creazione Io diedi al mondo la duplice
via della salvezza.
Il sentiero dell'unione divina attraverso la saggezza Jnana-yoga), per
i saggi (i seguaci
del Sankhya); il sentiero dell'unione divina attraverso la meditazione
attiva
(karma-yoga), per gli yogi.
4.
"Nessuno raggiunge lo stato dell'inazione evitando di compiere azioni.
Nessuno
raggiunge la perfezione rinunciando semplicemente all'azione.
5.
"In
verità nessuno può rimanere neppure un momento senza agire; perché
invero tutti sono
ineluttabilmente costretti all'azione dalle qualità (guna) nate dalla
Natura (Prakriti).
6.
"L'individuo che controlla con la forza gli organi dell'azione, ma la
cui mente ruota
intorno ai pensieri degli oggetti dei sensi, viene chiamato ipocrita,
uno che inganna se
stesso.
7.
"Mentre l'uomo che disciplina i sensi con la mente, senza attaccamento,
mantenendo
saldamente i suoi organi d'azione sul sentiero del karma yoga, questi -
o Arjuna - ha
grande successo.
8.
"Compi
le azioni che costituiscono il tuo sacro dovere, perché l'azione è
migliore
dell'inattività. Anche il semplice mantenimento del corpo sarebbe
impossibile senza
attività.
9.
"Le
persone del mondo sono legate karmicamente da attività diverse da
quelle fatte come yajna
(riti religiosi). O Figlio di Kunti, agisci perciò senza attaccamento,
nello spirito
dello yajna, offrendo le azioni come oblazioni.
10.
"All'inizio Prajapati (il Creatore degli esseri umani), creando
l'umanità insieme
allo yajna (il fuoco della saggezza cosmica), disse: "Con questo vi
propagherete;
questo sarà la vacca dell'abbondanza che esaudirà i vostri desideri".
11.
"Con
questo yajna meditate sui deva (angeli luminosi), e possano gli angeli
astrali pensare a
voi. Comunicando in tal modo gli uni con gli altri, riceverete il Bene
Supremo".
12.
"Gli
angeli astrali con cui entrerete in comunione attraverso il fuoco
(della meditazione,
yajna) vi concederanno i doni della vita desiderati". Chi gode dei doni
gratuiti
delle divinità universali senza far loro le dovute offerte (di
devozione) è davvero un
ladro.
13.
"I
santi - quelli che mangiano ciò che rimane del cibo dopo aver fatto le
debite offerte al
fuoco (yajna) - sono liberati dal peccato. Ma i peccatori - quelli che
prendono il cibo
(solo) per loro stessi - si nutrono di peccato.
14.
"Dal
cibo nascono le creature; dalla pioggia è generato il cibo. Dallo yajna
(il fuoco cosmico
sacrificale) viene fuori la pioggia; il fuoco cosmico yajna) nasce dal
karma (l'azione
vibratoria divina).
15.
"Sappi che il karma (l'attività vibratoria divina) trae la sua
esistenza da Brahma
(la Coscienza Creativa di Dio); e la Coscienza Creativa (Brahma)
proviene dall'Imperituro
(la Coscienza Cosmica al di là della creazione). Perciò Brahma, la
Coscienza Creativa
onnipervadente, è presente in maniera inestricabile nello yajna (la
luce o il fuoco
cosmico che è l'essenza di tutti gli atomi della creazione vibratoria).
16.
"Colui che non segue la ruota così messa in movimento e vive
nell'iniquità,
appagato nei sensi, costui -Figlio di Pritha - vive invano!
17.
"Ma
per colui che ama veramente l'anima, che è soddisfatto pienamente
dall'anima e trova
appagamento solo nell'anima, non esiste dovere.
18.
"Costui non ha scopi di guadagno nel mondo facendo un azione né perde
qualcosa non
compiendo azioni. Egli non dipende da alcuno per nessuna cosa.
19.
"Compi dunque sempre le buone azioni materiali (karyam) e le azioni
spirituali
(karman) senza attaccamento. Facendo tutte le azioni senza
attaccamento, si ottiene il
Supremo.
20.
"Invero Janaka e altri (santi come lui) raggiunsero la perfezione solo
seguendo il
sentiero delle giuste azioni. Inoltre devi impegnarti nell'azione allo
scopo di guidare i
mortali.
21.
"Tutto ciò che fa un individuo superiore viene imitato dalle persone di
livello
inferiore. Le sue azioni sono d'esempio per la gente del mondo.
22.
"Io
non ho alcun dovere (obbligatorio) da compiere - o Figlio di Pritha.
Non v'è nulla che Io
non abbia acquisito né vi è qualcosa che debba guadagnare nei tre
mondi! Eppure sono
coscientemente impegnato a compiere tutte le azioni.
23.
"O
Partha, se Io non fossi continuamente impegnato a compiere azioni,
senza pausa, gli uomini
seguirebbero in tutti i modi le Mie orme.
24.
"Se
Io non agissi, tutti gli universi perirebbero. Diventerei causa di ogni
confusione
(dell'impropria mescolanza delle razze). In tal modo diventerei lo
strumento della rovina
degli uomini.
25.
"O
Discendente di Bharata, come l'ignorante agisce con attaccamento e
speranza di ricompensa,
così il saggio deve agire senza attaccamento, e servire felice come
guida della gente del
mondo.
26.
"In
nessuna circostanza il saggio deve turbare le menti delle persone
ignoranti attaccate alle
azioni. Agendo invece con coscienza, l'essere illuminato deve ispirare
nell'ignorante il
desiderio per le giuste azioni.
27.
"Gli
attributi (guna) della Natura primordiale (Prakriti) compiono tutte le
azioni. L'uomo il
cui Sé è ingannato dall'egoismo pensa: 'Sono io l'autore delle mie
azioni'.
28.
"Chi
conosce la verità sulle divisioni dei guna e le loro azioni (karma) -
realizzando che
sono i guna come attributi dei sensi che si attaccano ai guna come
oggetti dei sensi - si
mantiene distaccato da essi.
29.
"Gli
uomini di perfetta conoscenza non devono turbare le menti delle persone
che hanno una
conoscenza imperfetta. Ingannato dagli attributi della Natura
primordiale, l'ignorante si
attacca alle attività generate dai guna.
30.
"(Abbandona a Me tutte le azioni! Privo di egoismo ed aspettative, con
l'attenzione
concentrata sull'anima e libero da questa febbrile preoccupazione,
combatti la battaglia
(dell'attività)!
31.
"Anche gli uomini che praticano costantemente i Miei precetti, pieni di
devozione e
senza criticismo, sono liberati da ogni karma.
32.
"Ma
coloro che rifiutano il Mio insegnamento e non vivono in conformità ad
esso, totalmente
illusi riguardo la vera saggezza e privi di discriminazione, sappi che
sono condannati
alla distruzione.
33.
"Anche il saggio agisce seguendo le tendenze della propria natura.
Tutte le creature
viventi vanno secondo Natura; a che serve la repressione
(superficiale)?
34.
"L'attaccamento e l'avversione dei sensi per i loro rispettivi oggetti
sono stabiliti
dalla Natura. Che nessuno cada sotto l'influenza della dualità. Invero
queste due
(qualità psicologiche) sono i propri nemici.
35.
"È
meglio fare il proprio dovere (dharma), anche se in maniera imperfetta,
che compiere bene
il dovere di un altro. È meglio morire adempiendo i propri doveri;
perché i doveri
altrui sono pieni di paura e pericolo".
36.
Arjuna
disse: "O Varshneya, da
che cosa è spinto un uomo, anche contro la sua volontà, a fare il male
- costretto,
sembrerebbe, con la forza?".
37.
Il
Signore Beato disse: "È il desiderio (kama), è la collera, (la forza
costrittiva)
che nasce dalla qualità attivante della Natura (rajo-guna) - piena di
desideri
inappagabili e di grande male. Sappi che questa è la peggiore nemica
sulla terra.
38.
"Come
il fuoco è coperto dal fumo, come uno specchio dalla polvere, come un
embrione è avvolto
dall'utero, così (la saggezza) è ricoperta dal desiderio (kama).
39.
"O
Figliò di Kunti, il nemico costante dei saggi è il fuoco inestinguibile
del desiderio,
che nasconde la saggezza.
40.
"I
sensi, la mente e l'intelletto sono considerati la roccaforte del
desiderio. Tramite
questi tre esso illude l'anima incarnata, oscurando la sua saggezza.
41.
"Perciò, o Migliore dei Bharata, disciplina per prima i sensi e poi
uccidi il
desiderio - il peccaminoso distruttore della saggezza e della
realizzazione.
42.
"I
sensi, dicono, sono superiori (al corpo fisico); la mente è superiore
alle facoltà dei
sensi; l'intelligenza è superiore alla mente; ma il Sé (Atman) è
superiore
all'intelligenza.
43.
"O
Eroe dal Braccio Possente, conoscendo che il Sé è superiore
all'intelligenza e
disciplinando il sé (l'ego) con il Sé (l'anima), uccidi questo nemico,
difficile da
vincere, che ha la forma del desiderio".
Qui
finisce il terzo capitolo chiamato "Il Karma Yoga o Lo Yoga
dell'Azione"
*
* *
Capitolo
IV - La Conoscenza del Trascendente
1
- 2. Il
Signore Supremo disse ad Arjuna:
"Io esposi questo yoga
imperituro a Vivasvat (il dio sole); Vivasvat passò la conoscenza a
Manu (il legislatore
indù); Manu lo insegnò a Ikshvaku (il fondatore della dinastia solare).
In questo modo
è stato trasmesso in regolare successione, finché lo conobbero i
rajarishi (saggi
reali). Ma durante il lungo scorrere del tempo, o Arjuna, la conoscenza
dello yoga è
andata perduta nel mondo.
3.
"Quest'oggi ti ho parlato di quello stesso antico yoga, perché tu sei
Mio devoto e
amico. Invero il sacro mistero (dello yoga) dà il sommo bene
(all'umanità)".
4.
Arjuna
disse: "Vivasvat
è nato prima, e la
Tua nascita è avvenuta dopo. Come posso dunque comprendere che Tu abbia
insegnato questo
yoga all'inizio (prima della Tua nascita)?".
5.
Il
Signore Beato disse:
"Molte nascite sono state
sperimentate da Me e da te, Arjuna. Io le conosco tutte, mentre tu non
le ricordi.
6.
"Malgrado Io sia senza nascita e d'essenza immutabile, tuttavia
diventando il Signore
della creazione, entrando nella Mia Natura Cosmica (Prakriti), Mi
rivesto degli abiti
cosmici della Mia maya (potere illusorio).
7.
"o
Bharata, ogni volta che la virtù (dharma) declina e il vizio (adharma)
predomina, Io
M'incarno come un Avatar.
8.
"Di
era in era Io appaio in forma visibile per proteggere i virtuosi,
distruggere chi fa il
male e ristabilire la giustizia.
9.
"Colui
che intuisce nella loro vera luce le Mie manifestazioni divine e azioni
vibratorie, dopo
aver lasciato il corpo non rinasce; egli viene a Me, o Arjuna:
10.
"Santificati dall'ascetismo della saggezza, liberati da attaccamento,
paura e collera
- con le menti assorte e ancorate in Me - molti hanno realizzato il Mio
Essere.
11.
"O
Figlio di Pritha, nello stesso modo in cui gli uomini Mi sono devoti,
così Mi manifesto
loro. Perciò in tutti i modi (di cercarMi) gli uomini seguono il
sentiero che porta a Me.
12.
"Desiderando il successo delle loro azioni sulla terra, gli uomini
adorano gli dèi
(diversi ideali) perché i frutti derivati dalle azioni si ottengono
rapidamente nel mondo
umano.
13.
"Io
ho creato le quattro caste, secondo le diversità di attributi (guna) e
azioni (karma).
Sebbene ne sia l'Autore, sappi però che Io non agisco e sono al di là
di ogni mutamento.
14.
"Le
azioni non causano attaccamento in Me, né Io ho desiderio per i loro
frutti. Chi
s'identifica con Me, chi conosce la Mia natura, è anche libero dalle
catene karmiche
delle azioni.
15.
"Sapendo questo, i saggi che hanno cercato la liberazione sin dai tempi
antichi hanno
compiuto le azioni dovute. Perciò agisci anche tu responsabilmente,
come fecero gli
antichi dei tempi passati.
16.
"Anche i saggi sono confusi riguardo l'azione e l'inazione. Perciò ti
spiegherò che
cosa costituisce la vera azione, conoscendo la quale sarai liberato dal
male.
17.
"La
natura del karma (azione) è molto difficile da comprendere. Per capire
davvero la natura
della giusta azione, bisogna comprendere anche la natura dell'azione
proibita (sbagliata)
e quella dell'inazione.
18.
"Chi
vede l'inazione nell'azione e l'azione nell'inazione è dotato di
discriminazione ed è
uno yogi. Egli ha realizzato lo scopo di tutte le azioni (ed è libero).
19.
"I
sapienti chiamano saggio l'uomo che agisce senza piani egoistici e
senza desideri per i
risultati, e le cui azioni sono purificate (bruciate) dal fuoco della
saggezza.
20.
"Abbandonando l'attaccamento ai frutti dell'azione, sempre contento,
non dipendendo
da nulla, pur impegnandosi nelle azioni il saggio non compie alcuna
azione (che lo lega).
21.
"Facendo semplici azioni fisiche, non ne subisce le cattive conseguenze
il saggio che
ha rinunciato a ogni senso di possesso, che è libero dalle speranze
(umane illusorie) e
la cui mente (e cuore, citta) è controllata dall'anima.
22.
"Contento di ricevere quel che gli viene senza sforzo, stabilito al di
sopra delle
coppie di opposti, privo di gelosia, invidia e inimicizia, considerando
in ugual misura il
guadagno e la perdita, pur agendo egli non è legato dal karma.
23.
"Tutto il karma (il risultato delle azioni) si dissolve completamente
per l'essere
liberato che, privo d'attaccamento, con la mente centrata nella
saggezza, agisce solo per
compiere la vera cerimonia spirituale del fuoco (yajna).
24.
"Il
processo di offrire e la stessa oblazione (ghi) sono Brahman (Spirito).
Il fuoco e colui
che fa l'oblazione in esso sono altre forme dello Spirito. Chi realizza
questo, rimanendo
assorto in Brahman durante tutte le attività, raggiunge soltanto
Brahman.
25.
"Invero alcuni yogi offrono sacrifici ai deva (divinità); mentre altri
offrono il
sé, come un sacrificio fatto dal Sé, nel fuoco dello Spirito soltanto.
26.
"Alcuni devoti offrono, come oblazioni nel fuoco del controllo
interiore, i poteri
dell'udito e degli altri sensi. Altri ancora offrono come sacrificio,
nel fuoco dei sensi,
il suono e gli altri oggetti dei sensi.
27.
"Alcuni (seguaci del sentiero del jnana-yoga) offrono tutte le attività
dei sensi e
le funzioni della loro forza vitale come oblazioni nel fuoco yoga del
controllo interiore
nel Sé, acceso dalla conoscenza.
28.
"Altri devoti offrono come oblazioni ricchezza, autodisciplina e i
metodi dello yoga;
mentre altri, pieni d'autocontrollo e prendendo rigidi voti, offrono in
sacrificio lo
studio di sé e l'acquisizione della conoscenza delle sacre scritture.
29.
"Altri devoti offrono il respiro inalante del prana nel respiro
esalante dell'apana,
e il respiro esalante dell'apana nel respiro inalante del prana,
arrestando così la causa
di inalazione ed esalazione (rendendo non necessario il respiro)
attraverso la pratica
costante del pranayama (la tecnica di controllo vitale del Kriya Yoga).
30.
"Altri devoti, seguendo una dieta appropriata, offrono tutti i diversi
tipi di prana
- e le loro funzioni - come oblazioni nel fuoco dell'unico prana. Tutti
questi devoti
conoscono la vera cerimonia del fuoco (della saggezza) che estingue i
loro peccati
karmici.
31.
"Mangiando il nettare che rimane da una qualunque di queste cerimonie
del fuoco
spirituale, essi (gli yogi) raggiungono lo Spirito Infinito (Brahman).
Ma la realizzazione
dello Spirito non è per gli uomini che non compiono i veri riti
spirituali. Senza vero
sacrificio, o Fiore dei Kuru, da dove può venire un mondo migliore
(un'esistenza migliore
o un più elevato stato di coscienza)?
32.
"Diverse cerimonie spirituali (yajna fatti con la saggezza o con
oggetti materiali)
si trovano nel tempio dei Veda (lett. 'bocca di Brahman'). Sapendo che
nascono tutte
dall'azione, e realizzandolo (e praticando queste azioni), troverai la
salvezza.
33.
"O
Parantapa! La cerimonia del fuoco spirituale della saggezza è superiore
a qualunque
rituale fatto con oggetti materiali. O Partha, ogni azione nella sua
globalità (l'atto,
la causa, l'effetto karmico) raggiunge la sua consumazione nella
saggezza.
34.
"Comprendi questo! Abbandonandoti (al guru), ponendo domande (al guru e
alla tua
percezione interiore) e servendo (il guru), i saggi che hanno
realizzato la Verità ti
impartiranno la saggezza.
35.
"Ricevendo questa conoscenza da un guru, o Pandava, non cadrai più
nell'illusione
come ora! Con quella saggezza vedrai l'intera creazione nel tuo Sé e
poi in Me (Spirito).
36.
"Anche se fossi il più grande dei peccatori, tuttavia con la sola
zattera della
saggezza attraverserai senza pericolo il mare del peccato.
37.
"Come
il fuoco ardente riduce la legna in cenere, allo stesso modo - o Arjuna
- il fuoco della
saggezza riduce tutto il karma in cenere.
38.
"Invero non c'è nulla in questo mondo più santificante della saggezza.
A suo tempo
il devoto che avrà successo nello yoga realizzerà spontaneamente questa
verità dentro
il suo Sé.
39.
"L'uomo di devozione che è assorto nell'Infinito, che ha controllato i
sensi,
ottiene la saggezza. La realizzazione della saggezza dona
immediatamente la pace suprema.
40.
"L'ignorante, l'uomo senza devozione e quello pieno di dubbi, alla fine
periscono.
L'individuo instabile non ha né questo mondo (la felicità terrena), né
il prossimo (la
felicità astrale), né la felicità suprema (Dio).
41.
"O
Dhananjaya, chi ha rinunciato all'azione mediante lo yoga ed ha
dissipato i suoi dubbi con
la saggezza, si stabilisce nel Sé; le azioni non lo legano.
42.
"Perciò sorgi, o Bharata! Prendi rifugio nello yoga, recidendo con la
spada della
saggezza il dubbio - nato dall'ignoranza - che esiste nel tuo cuore
circa il Sé".
Qui
finisce il quarto capitolo chiamato "La
Conoscenza del
Trascendente"
*
* *
Capitolo
V
- Karma Yoga : Lo Yoga della Rinuncia dei frutti dell'Azione
1.
Arjuna disse:
"O Krishna, Tu parli di
rinuncia alle azioni e nello stesso tempo ne raccomandi la pratica.
Delle due, qual è la
via migliore? Ti prego di dirmelo con chiarezza".
2.
Il
Signore Beato rispose:
"La libertà si ottiene sia con
la rinuncia che con l'adempimento delle azioni. Delle due, la via dello
yoga dell'azione
è migliore della via della rinuncia all'azione.
3.
"O
Eroe dal Braccio Possente, si deve considerare un costante sannyasi
(rinunciante),
facilmente liberato da ogni schiavitù, chi non ha simpatie né antipatie
perché libero
dalle coppie di opposti.
4.
"I
bambini, non i saggi, parlano di differenze tra la via della saggezza
(Sankhya) e la via
dell'azione spirituale (Yoga). Chi è veramente stabilito in una delle
due, riceve i
frutti di entrambe.
5.
"Lo
stato ottenuto dai saggi (jnana-yogi) viene ottenuto anche dai
karma-yogi. Percepisce la
verità chi vede la conoscenza (Sankhya) e la pratica delle azioni
(Yoga) come una cosa
sola.
6.
"O
Eroe dal Braccio Possente, è difficile conseguire la rinuncia
all'azione senza compiere
le azioni che uniscono a Dio. Con la pratica dello yoga, il devoto che
ha la mente assorta
in Dio giunge rapidamente all'Infinito.
7.
"Nessuna macchia (coinvolgimento karmico) tocca l'uomo d'azione
santificato che è
impegnato nella comunione divina (yoga), che ha conquistato la sua
coscienza egoistica
(realizzando la percezione dell'anima), che è vittorioso sui sensi e
percepisce il suo
sé come il Sé esistente in tutti gli esseri.
8
- 9.
"Chi conosce la verità, unito a Dio, pensa automaticamente: "Io non
faccio
assolutamente nulla" - anche quando vede, ascolta, tocca, odora,
mangia, cammina,
dorme, respira, parla, prende, lascia, apre e chiude gli occhi -
realizzando che sono i
sensi che operano tra gli oggetti dei sensi.
10.
"Come
la foglia del loto non viene contaminata dall'acqua (fangosa), così lo
yogi che
rinunciando all'attaccamento compie tutte le azioni offrendole
all'Infinito, rimane
libero, non intrappolato nei sensi.
11.
"Gli
yogi compiono tutte le azioni soltanto con il corpo, la mente,
l'intelletto o
semplicemente con gli organi dei sensi, rinunciando all'attaccamento,
per la purificazione
dell'ego.
12.
"Abbandonando l'attaccamento ai frutti delle azioni, lo yogi unito a
Dio ottiene la
pace incrollabile (perché radicata nell'autodisciplina). L'uomo non
unito a Dio è
governato dai desideri; e per questo attaccamento rimane in schiavitù.
13.
"Avendo rinunciato mentalmente a tutte le azioni, l'anima incarnata che
ha
controllato i sensi dimora felicemente nella città corporea dalle nove
porte - senza
agire lei stessa né causare l'agire di altri (i sensi).
14.
"Il
Signore Dio non crea negli uomini la coscienza di essere gli autori
delle azioni, non
impone le azioni su di loro né li irretisce con i frutti delle azioni.
La Natura Cosmica
Illusoria è all'origine di tutti questi (mali).
15.
"L'Onnipresente non prende in considerazione le virtù o i peccati di
alcuno. La
saggezza è eclissata dall'illusione cosmica: per questo l'umanità è
smarrita.
16.
"Ma
in quelli che hanno bandito l'ignoranza per mezzo della conoscenza, la
loro saggezza, come
il sole splendente, rende manifesto il Supremo (Brahman).
17.
"Coi
pensieri immersi in Quello (lo Spirito), con le anime unite a Quello,
con la loro fedeltà
e devozione consacrata a Quello, coi loro esseri purificati dalla
velenosa illusione
mediante l'antidoto della saggezza - questi uomini raggiungono lo.
stato dal quale non vi
è ritorno.
18.
"I
saggi autorealizzati guardano con occhio equanime un colto e umile
brahmino, una mucca, un
elefante, un cane e un fuoricasta.
19.
"Le
relatività dell'esistenza (nascita e morte, piacere e dolore) sono
vinte, anche in questo
mondo, da coloro che hanno la mente stabilita nell'equanimità. Perché
invero essi
dimorano in Brahman, lo Spirito immacolato e perfettamente equilibrato.
20.
"Dimorando in Brahman, con ferma discriminazione, libero
dall'illusione, chi conosce
lo Spirito non gioisce nelle esperienze piacevoli né si fa abbattere
dalle esperienze
spiacevoli.
21.
"Non
attirato dal mondo dei sensi, lo yogi realizza la gioia sempre nuova
che vi è nel Sé.
Impegnato nell'unione divina dell'anima con lo Spirito, egli ottiene
l'eterna beatitudine.
22.
"O
Figlio di Kunti, poiché i piaceri dei sensi nascono dai contatti
esteriori e hanno un
inizio e una fine (sono effimeri), generano soltanto dolore. Nessun
saggio cerca la
felicità in essi.
23.
"È
veramente uno yogi chi, su questa terra e fino al momento della morte,
è in grado di
dominare ogni impulso di desiderio e collera. Egli è un uomo felice!
24.
"Soltanto lo yogi che possiede la Beatitudine interiore, che dimora sul
Fondamento
interiore, che è, uno con la Luce interiore, diventa una sola cosa con
lo Spirito (dopo
essersi affrancato dal karma relativo ai corpi fisico, astrale e
causale). Egli ottiene la
liberazione assoluta nello Spirito (anche mentre vive nel corpo).
25.
"Con
i peccati cancellati, i dubbi rimossi e i sensi soggiogati,
contribuendo al benessere
dell'umanità, i rishi (saggi) ottengono la libertà assoluta nello
Spirito.
26.
"I
rinuncianti che si sono liberati dal desiderio e dalla collera, che
hanno controllato la
loro mente e hanno realizzato il Sé, sono completamente liberi sia in
questo mondo che
nell'aldilà.
27
- 28.
"Un muni - chi pone la liberazione come mèta suprema della vita e
dunque si libera
da desideri, paure e collera - controlla i suoi sensi, la mente e
l'intelletto, e rimuove
i loro contatti esterni equilibrando (o 'neutralizzando' con una
tecnica) le correnti di
prana e apana (manifeste come inalazione ed esalazione) nelle narici.
Egli fissa il suo
sguardo nel mezzo delle due sopracciglia (convertendo la corrente duale
della vista fisica
nella corrente singola dell'onnisciente occhio spirituale). Tale muni
ottiene la libertà
assoluta.
29..
"Trova pace chi Mi conosce come Colui che gode dei sacri riti (yajna) e
delle
austerità (offerte dai devoti), come il Signore Infinito della
creazione e l'Amico di
tutte le creature".
Qui
finisce il quinto capitolo chiamato "Lo Yoga della Rinuncia
ai Frutti dell' Azione"
*
* *
Capitolo
VI - Il Sankhya Yoga
1.
Il
Signore Beato disse:"Vero
rinunciante e vero yogi è chi compie le azioni spirituali (karma) e
quelle che
costituiscono il suo sacro dovere (karyam) senza desiderarne i frutti -
non colui che non
compie la cerimonia del fuoco (il sacrificio) né chi abbandona
l'azione.
2.
"Comprendi, o Pandava, che ciò che (nelle sacre scritture) viene
chiamata rinuncia
non è altro che lo yoga; perché chi non ha rinunciato alla motivazione
egoistica
(sankalpa) non può essere uno yogi.
3.
"Per
il muni che desidera ascendere, l'azione meditativa (karma) che porta
all'unione divina
(yoga) è detta la 'sua via'. Quando ha raggiunto la perfezione nello
yoga, l'inazione è
detta la 'sua via'.
4.
"Chi
ha vinto l'attaccamento agli oggetti dei sensi e alle azioni, chi è
libero dalle
fantasticherie istigate dall'ego - di costui si dice che ha realizzato
la salda unione
dell'anima con lo Spirito.
5.
"Un
uomo deve innalzare il sé (ego) con il sé; e non degradare il sé.
Invero il sé è suo
amico, e il sé è su nemico.
6.
"Per
colui il cui sé (ego) è stato conquistato dal Sé (l'anima), il Sé è
l'amico del sé.
Ma verso il sé che non è sotto controllo, il Sé si comporta in maniera
ostile, come un
nemico.
7.
"Il
saggio tranquillo e vittorioso sul sé (ego) è sempre pienamente
stabilito nel Supremo
Sé, sia che incontri caldo o freddo, piacere o dolore, lode o biasimo.
8.
"Lo
yogi beatamente assorto nella verità e nella realizzazione del Sé è
indissolubilmente
unito (allo Spirito). Imperturbabile, conquistatore dei suoi sensi,
egli guarda con occhio
equanime una zolla di terra, una pietra e l'oro.
9.
"È
uno yogi eccelso chi guarda con mente equanime tutti gli uomini:
benefattori, amici,
nemici, stranieri, mediatori, esseri odiosi, parenti, peccatori e
santi.
10.
"Libero dalle speranze dei desideri e dalle brame possesso, con il
cuore e la mente
controllati dall'anima (per mezzo della concentrazione yoga),
ritirandosi da solo in un
posto tranquillo, lo yogi deve cercare costantemente di unirsi
all'anima.
11.
"Il
seggio dello yogi dev'essere fermo (non vacillante), posto in un luogo
pulito, né troppo
alto né troppo basso, e ricoperto prima d'erba kusha, poi da una pelle
(di tigre o di
daino) e infine da una stoffa.
12.
"Seduto su questo seggio, concentrando la mente su un punto, e
controllando le
attività della facoltà immaginativa (citta, il potere di creare
immagini mentali) e i
sensi, che egli pratichi lo yoga per la purificazione del sé.
13.
"Tenendo la schiena, il collo e la testa fermamente dritti e immobili,
lo yogi
concentri i suoi occhi sul punto d'origine del naso (tra le due
sopracciglia); che egli
non guardi intorno in varie direzioni.
14.
"Sereno e impavido, fermo nel voto di brahmacharya (castità e
autodisciplina), con
la mente controllata e i pensieri rivolti a Me, lo yogi deve sedere
meditando su di Me
come Mèta Suprema.
15.
"Lo
yogi padrone di sé, la cui mente è totalmente sotto controllo,
dedicandosi alla continua
unione meditativa con lo Spirito, ottiene la pace del Mio essere: la
liberazione (nirvana)
finale.
16.
"O
Arjuna, la persona golosa e quella che mangia troppo poco, la persona
che abitualmente
dorme troppo e quella che dorme troppo poco nessuna di queste ottiene
successo nello yoga.
17.
"Colui che mangia, riposa, lavora, dorme e rimane sveglio con la giusta
moderazione,
scoprirà che lo yoga è il distruttore della sofferenza.
18.
"Quando il citta (sentimento) è completamente sotto controllo e dimora
serenamente
nel Sé, si dice che lo yogi - libero dall'attaccamento ai desideri - è
unito a Dio.
19.
"Nel
caso dello yogi che ha conquistato il suo citta (simpatie e antipatie
emozionali) con la
pratica della meditazione sul Sé, si può usare la similitudine di una
fiammella di luce
non tremolante posta in un luogo senza vento.
20.
"Lo
stato di completa tranquillità del citta (la mente emotiva), ottenuto
con la meditazione
yoga, in cui il sé (ego) si percepisce come Sé (anima) ed è appagato
(stabilito) nel
Sé;
21.
"Lo
stato in cui l'incommensurabile beatitudine che trascende i sensi viene
percepita
dall'intelligenza intuitiva risvegliata, e in cui lo yogi si stabilisce
per non esserne
più rimosso;
22.
"Quello stato che, una volta realizzato, lo yogi considera come il
tesoro più
prezioso di tutti; e stabilito nel quale, egli è immune anche al più
forte dolore;
23.
"Quello stato libero da dolore è chiamato yoga. Perciò la pratica dello
yoga
dev'essere intrapresa con determinazione e con cuore impavido.
24.
"Abbandonando senza riserva tutti i desideri nati dai sankalpa
(pensieri+immaginazione) e controllando totalmente - solo con la mente
- gli organi e i
poteri dei sensi, e il loro contatto con gli oggetti materiali
onnipresenti;
25.
"Con
la discriminazione intuitiva piena di pazienza, con la mente assorta
nell'anima, liberando
la mente da tutti i pensieri, lo yogi otterrà gradualmente la
tranquillità.
26.
"Ogni
volta che per qualsiasi ragione la mente instabile e agitata esce fuori
strada, che lo
yogi la ritiri dalle distrazioni e la riporti sotto l'esclusivo
controllo del Sé.
27.
"Lo
yogi che ha calmato del tutto la mente - che ha controllato le passioni
liberandole da
ogni impurità ed è diventato uno con lo Spirito - invero ha realizzato
la beatitudine
suprema.
28.
"Liberato da tutte le impurità, impegnando senza tregua la mente nella
pratica dello
yoga, lo yogi ottiene facilmente la beatitudine dell'essere assorbito
nello Spirito.
29.
"Con
l'anima unita allo Spirito dallo yoga, con visione equanime verso tutti
gli esseri, lo
yogi vede il suo Sé (unito allo Spirito) in tutte le creature e tutte
le creature nello
Spirito.
30.
"Chi
Mi percepisce ovunque e vede tutte le cose in Me non Mi perde mai di
vista, né Io perdo
mai di vista lui.
31.
"Rimane per sempre in Me lo yogi che, ancorato nell'unità divina
qualunque sia il
suo modo di vita, Mi realizza presente in tutti gli esseri.
32.
"O
Arjuna, lo yogi migliore è colui che, sia nel dolore che nel piacere,
sente per gli altri
esattamente ciò che sente per se stesso".
33.
Arjuna
disse: "O
Madhusudana, a causa della
mia agitazione non vedo l'effetto permanente e durevole dello yoga
dell'equanimità che mi
hai insegnato.
34.
"Invero la mente è agitata, turbolenta, possente e ostinata! O Krishna,
io considero
la mente difficile da controllare come il vento!".
35.
Il
signore Beato disse:
"Eroe dal Braccio Possente!
Senza dubbio la mente è agitata e difficile da controllare; ma con la
pratica (dello
yoga) e il non-attaccamento può essere controllata.
36.
"Questo è il Mio credo: lo yoga è difficile da realizzare per l'uomo
che non sa
controllarsi; ma chi è controllato e fa lo sforzo con i metodi giusti,
riuscirà a
realizzarlo".
37.
Arjunà
disse: "Che
cosa accade, o Krishna, a
chi non riesce nello yoga - a chi ha cercato devotamente di meditare,
ma non è riuscito a
controllarsi perché la sua mente s'è smarrita durante la pratica yoga?
38.
"Forse lo yogi perisce come una nuvola lacerata se non trova la via a
Brahman - non
trovando rifugio in Lui e rimanendo immerso nell'illusione, uscito
fuori strada da
entrambe le vie (quella dell'unione Divina e delle giuste attività)?
39.
"Rimuovi per sempre tutti i miei dubbi, Krishna, perché nessuno tranne
Te può
dissipare le mie incertezze".
40.
Il Signore Beato disse: "Arjuna,
figlio Mio, per chi fa
buone azioni non vi e mai distruzione. Sia in questo mondo che
nell'aldilà, egli non cade
in una brutta condizione!
41.
"Avendo guadagnato l'ingresso al mondo dei giusti, uno yogi decaduto vi
rimane per
innumerevoli anni; quindi rinasce (sulla terra) in una casa pura e
prospera.
42.
"Oppure può reincarnarsi in una famiglia di yogi illuminati; ma una
tale nascita è
veramente difficile da ottenere in questo mondo!
43.
"Là
riacquista la discriminazione yoga ottenuta nell'esistenza precedente e
si sforza ancora
più strenuamente per il successo spirituale.
44.
"Il
potere della precedente pratica yoga è sufficiente a spingere lo yogi
avanti sul
sentiero. Un sincero studente della stessa teoria yoga è più avanzato
di chi segue i
riti esterni delle sacre scritture.
45.
"Seguendo con diligenza la sua via, guadagnando la perfezione con gli
sforzi di molte
nascite, lo yogi viene purificato dal peccato e infine entra nella
Beatitudine Suprema.
46.
"Lo
yogi è considerato più grande degli asceti che disciplinano il corpo;
più grande anche
di coloro che seguono il sentiero della saggezza (jnana yoga) e il
sentiero dell'azione
(karma yoga). Perciò sii uno yogi, o Arjuna!
47.
"E di
tutti gli yogi, colui che con devozione è assorto in Me, con l'anima
immersa in Me,
questi considero il più equilibrato".
Qui
finisce il sesto capitolo chiamato "Il Sankhya Yoga"
*
* *
Capitolo
VII - La Vera Conoscenza
1.
Il
Signore Beato disse:
"Ascolta, Partha, come
assorbendo la tua mente in Me, prendendo rifugio in Me e seguendo il
sentiero dello yoga -
tu Mi realizzerai al di là di ogni dubbio, completamente (conoscendoMi
con tutti i Miei
poteri e attributi).
2.
"Ti
parlerò senza omissioni sia della conoscenza teorica che della saggezza
che si può avere
solo con la realizzazione intuitiva e, conoscendo la quale, nulla in
questo mondo ti
rimarrà da conoscere.
3.
"Tra
migliaia di uomini, forse uno si sforza d'ottenere la perfezione
spirituale; e tra i
benedetti ricercatori che si sforzano assiduamente di raggiungerMi,
forse uno Mi
percepisce come sono.
4.
"La
Mia prakriti (natura manifesta) ha un'ottuplice divisione: terra,
acqua, fuoco, aria,
etere, mente sensoriale (manas), intelligenza (buddhi) ed egoismo
(ahamkara).
5.
"Questa è la Mia natura inferiore (apara prakriti). Comprendi però - o
Eroe dal
Braccio Possente - che la Mia natura superiore (para Prakriti) è il
jiva, il principio
dell'autocoscienza e della vita che sostiene il cosmo.
6.
"Sappi
che le Mie due nature, la pura e l'impura prakriti, costituiscono la
matrice di tutti gli
esseri. Io sono l'origine e la dissoluzione dell'intero universo.
7.
"O
Dhananjaya, non v'è nulla superiore a Me o al di là di Me. Tutte le
cose (creature e
oggetti) sono legate a Me come le perle di una collana al loro filo.
8.
"O
Figlio di Kunti, Io sono la fluidità nelle acque; sono la luce nel sole
e nella luna;
sono l'Aum (pranava) nei Veda; il suono nell'etere e la virilità negli
uomini.
9.
"Io
sono la dolce fragranza che emana dalla terra; sono la luminosità nel
fuoco. Sono la vita
in tutte le creature e l'autodisciplina negli asceti.
10.
"Sappi, o Partha, che Io sono l'eterno seme di tutte le creature! Io
sono
l'intelletto dell'intelligente e lo splendore degli esseri vitali.
11.
"Tra
i possenti, o Migliore dei Bharata, sono il potere libero dal desiderio
e
dall'attaccamento. Negli uomini, sono il desiderio che è in armonia con
il dharma
(giustizia).
12.
"Sappi che tutte le manifestazioni di sattva (bene), rajas (attività) e
tamas (male)
emanano da Me. Ma nonostante siano in Me, Io non sono in esse.
13.
"Ingannate dai tre guna della Natura, le persone del mondo non
percepiscono Me, che
sono immutabile e al di là di tutte le qualità.
14.
"È
davvero difficile andare oltre l'influenza della Mia divina illusione
cosmica, permeata
dai tre guna. Solo quelli che prendono rifugio in Me (l'Ipnotizzatore
Cosmico) diventano
liberi dal potere dell'illusione.
15.
"I
più bassi tra gli uomini, i malfattori, gli sciocchi illusi, la cui
discriminazione è
stata rapita da maya (illusione), seguono il sentiero degli esseri
demoniaci, non
riuscendo a prendere rifugio in Me.
16.
"O
Arjuna, quattro tipi di uomini virtuosi Mi adorano, cioè: gli afflitti,
coloro che
cercano la saggezza, coloro che bramano la prosperità qui e
nell'aldilà, e i saggi.
17.
"Primo tra questi è il saggio, sempre fermo e costante nella sua
devozione. Infatti
Io sono estremamente caro al saggio, ed egli è estremamente caro a Me.
18.
"Tutti questi (quattro tipi di) uomini sono nobili, ma considero il
saggio come il
Mio Stesso Sé. Perché con mente ferma egli è stabilito solo in Me come
sua mèta
suprema.
19.
"Dopo
molte incarnazioni, un saggio Mi raggiunge, realizzando che 'tutto è
Vasudeva' (il
Signore onnipervadente)! È difficile trovare una grande anima così
illuminata.
20.
"Guidati dalle proprie inclinazioni, con la discriminazione rubata da
questo o quel
desiderio, seguendo questo o quel rito, gli uomini cercano le divinità
minori.
21.
"Qualunque sia la forma (Dio-incarnato, un santo o una divinità) che un
devoto si
sforza d'adorare con fede, sono Io che rendo ferma la sua devozione.
22.
"Assorto in quella devozione, impegnato ad adorare quella forma, il
devoto ottiene i
frutti dei suoi desideri. Ma in verità quelle realizzazioni sono
concesse soltanto da Me.
23.
"Gli
uomini di poca conoscenza (che adorano divinità inferiori) ricevono
risultati limitati. I
devoti degli dèi vanno agli dèi; i Miei devoti vengono a Me.
24.
"Non
comprendendo il Mio stato supremo, la Mia natura immutabile e
indescrivibile, gli uomini
privi di saggezza pensano che Io, il Non Manifesto, assuma una
manifestazione (come un
mortale che prende una forma).
25.
"Apparentemente eclissato dalla Mia yoga-maya (l'illusione nata dalle
tre qualità
presenti in Natura), non sono visto dagli uomini. Il mondo illuso e
confuso non conosce
Me, che sono Senza Nascita e Imperituro.
26.
"O
Arjuna, Io conosco tutte le creature del passato, del presente e del
futuro; ma nessuno
conosce Me.
27.
"O
Discendente di Bharata, al momento della nascita tutte le creature sono
immerse
nell'ignoranza illusoria (moha) dall'ingannevole apparenza delle coppie
di opposti, che
scaturiscono da desiderio e avversione.
28.
"Ma
gli uomini virtuosi, con i peccati rimossi, e non più soggetti alle
illusioni delle
coppie di opposti, Mi adorano con ferma determinazione.
29.
"Coloro che cercano la liberazione dalla vecchiaia e dalla morte
prendendo rifugio in
Me conoscono Brahman (l'Assoluto), tutta la realtà dell'Adhyatma
(l'anima) e tutti i
segreti del karma.
30.
"Coloro che Mi percepiscono nell'adhibhuta (il fisico), nell'adhidaiva
(l'astrale) e
nell'adhiyajna (lo spirituale) con il cuore unito all'anima,
continueranno a percepirMi
anche al momento della morte".
Qui
finisce il settimo capitolo chiamato "La Conoscenza"
*
* *
Capitolo
VIII - Raggiungere Dio
1.
Arjuna
disse: "O
Purushottama! Ti prego di dirmi che cos'è Brahman (lo Spirito). Cos'è
l'adhyatma (la
coscienza creativa kutastha che sta alla base di tutte le
manifestazioni e che esiste come
le anime di tutti gli esseri dell'universo)? E cos'è il karma (le
azioni cosmiche e
meditative che nascono da Aum)? Cos'è l'adhibhuta (la coscienza
immanente nelle creature
e nell'universo fisico)? E cos'è l'adhidaiva (la coscienza manifestata
nei corpi astrali
e nell'universo astrale)?
2.
"O
Madhusudana! Che cos'è l'adhiyajna (lo Spirito Supremo che crea e
conosce), e in che modo
l'adhiyajna è presente (come anima) nel corpo? E come, al momento della
morte, Tu devi
essere conosciuto dall'auto-disciplinato?".
3.
Il
Signore Beato rispose:
"Lo Spirito Supremo e
Imperituro è Brahman. La Sua manifestazione indifferenziata (come
Kutastha Chaitanya e
come anima individuale) è chiamata adhyatma. L'Aum (Vibrazione Cosmica
o Visarga) che
causa la nascita, la crescita e la dissoluzione di tutti gli esseri e
delle loro varie
nature, è chiamato karma (azione cosmica).
4.
"O
Migliore degli Incarnati! L'adhibhuta è la base dell'esistenza fisica;
ì'adhidaiva è la
base dell'esistenza astrale; ed Io, lo Spirito dentro il corpo e il
cosmo, sono
l'Adhiyajna (la Causa Prima, il Grande Sacrificatore, il Creatore e
Conoscitore di tutto).
5.
"Entra
infine nel Mio Essere chi, al momento del trapasso, quando abbandona il
corpo, pensa
soltanto a Me. Questo è vero a' di là di ogni dubbio.
6.
"Figlio di Kunti! Il pensiero con il quale un morente lascia il corpo
determina - per
la sua lunga persistenza in esso - il suo prossimo stato d'esistenza.
7.
"Perciò ricordaMi sempre e impegnati nella battaglia dell'attività!
Abbandona a Me
la tua mente e il tuo intelletto! Così verrai senza dubbio a Me.
8.
"O
Partha! Raggiunge il Supremo Signore Risplendente la persona la cui
mente, resa stabile
dalla pratica yoga, è fermamente concentrata sul pensiero di Lui.
9
- 10
"Al momento della morte uno yogi raggiunge il Supremo Signore
Risplendente se, grazie
al potere dello yoga, fa passare con amore la sua forza vitale fra le
sopracciglia (la
sede dell'occhio spirituale) e fissa con fermezza la sua mente
sull'Essere che splende
come il sole, oltre le illusioni delle tenebre - l'Uno la cui forma è
inimmaginabile,
più sottile dell'atomo più sottile, il Sostegno di tutto, il Grande
Sovrano, eterno ed
onnisciente.
11.
"Ti
dirò in breve qual è il metodo per ottenere Quello che i veggenti
vedici chiamano
l'Imperituro, Quello che è realizzato dai rinuncianti liberi da
attaccamenti, Quello
desiderando il quale essi conducono una vita di autodisciplina.
12
- 13.
"Chi chiude le nove aperture del corpo, chi raccoglie la mente nel
centro del cuore,
chi concentra tutta la forza vitale nel cervello - chi è in tal modo
impegnato nella
pratica costante dello yoga, stabilendosi in Aum, il Verbo Santo di
Brahman, e ricordando
Me (lo Spirito) al momento della sua uscita finale dal corpo, raggiunge
la Mèta Suprema.
14.
"O
Partha! Mi raggiunge facilmente lo yogi che con aspirazione sincera Mi
ricorda
costantemente tutti i giorni, con la mente focalizzata soltanto su di
Me.
15.
"Dopo
avere realizzato Me (Spirito), i Miei nobili devoti raggiungono la
perfezione suprema;
essi non sono più soggetti ad ulteriori rinascite in questa dimora di
dolore e
transitorietà.
16.
"Gli
yogi non ancora liberi dal mondo tornano di nuovo (nel mondo) perfino
dall'alta sfera di
Brahma (dall'unione con Dio in samadhi). Ma entrando in Me, o Arjuna,
non vi è più
rinascita.
17.
"Sono
veri conoscitori del 'giorno' e della 'notte' coloro che comprendono il
Giorno di Brahma,
che dura mille cicli (yuga), e la Notte di Brahma, che dura pure mille
cicli.
18.
"All'alba del Giorno di Brahma tutta la creazione, rinata, emerge dallo
stato di non
manifestazione; al calare della Notte di Brahma tutta la creazione
sprofonda nel sonno
della non manifestazione.
19.
"O
Partha, la stessa moltitudine di uomini rinasce di continuo senza poter
far nulla. La loro
serie di incarnazioni cessa all'arrivo della Notte, e poi riappare al
sorgere del Giorno.
20.
"Ma
trascendente questo stato di non manifestazione (dell'essere
fenomenico) esiste il vero
Non Manifesto, l'Immutabile, l'Assoluto, che non è toccato dai cicli
della dissoluzione
cosmica.
21.
"Questo Assoluto Non Manifesto e Imperituro è stato chiamato la Mèta
Suprema.
Quelli che realizzano il Mio stato supremo non sono più soggetti alla
rinascita.
22.
"O
Partha, l'Essere Supremo Non Manifesto è raggiungibile con una
devozione sincera e
totale. Lui solo, l'Onnipresente, è la Dimora di tutte le creature.
23.
"Adesso, o Bharata, ti parlerò del sentiero attraversando il quale, al
momento della
morte, gli yogi ottengono la libertà; e anche del sentiero in cui vi è
rinascita.
24.
"Il
fuoco, la luce, il giorno, la quindicina ascendente del mese lunare, i
sei mesi in cui il
corso del sole è al nord - seguendo questo sentiero al momento della
morte, i conoscitori
di Dio (Brahman) vanno a Dio.
25.
"Il
fumo, la notte, la quindicina discendente del mese lunare, i sei mesi
in cui il corso del
sole è al sud - chi segue questo sentiero ottiene solo la luce lunare e
poi torna sulla
terra.
26.
"Queste due vie per uscire dal mondo sono considerate eterne. La via
della luce porta
alla liberazione, la via delle tenebre alla rinascita.
27.
"Nessuno yogi che conosce le due vie cade mai nell'illusione (di
seguire la via delle
tenebre). Perciò, o Arjuna, mantieniti sempre fermo e costante nello
yoga.
28.
"Chi
conosce la verità sulle due vie ottiene un merito infinitamente
superiore a quello
derivato dallo studio delle sacre scritture, dai sacrifici, dalle
austerità e
dall'offerta di doni. Quello yogi raggiunge la sua Origine Suprema".
Qui
finisce l'ottavo capitolo chiamato "Raggiungere Dio"
*
* *
Capitolo
IX - La Conoscenza più profonda
1.
Il
Signore Beato disse: "A te,
che non fai critiche vane, adesso rivelerò il mistero sublime (la
natura immanente e
trascendente dello Spirito). Possedendo la realizzazione intuitiva di
questa saggezza,
sarai liberato dal male.
2.
"Questa realizzazione intuitiva è la scienza suprema, il segreto
regale, il
purificatore incomparabile, l'essenza del dharma (il giusto dovere
dell'uomo); è la
percezione diretta della verità - l'illuminazione imperitura - che si
ottiene con vie
(dello yoga) molto facili da praticare.
3.
"O
Terrore dei Nemici, gli uomini che non hanno fede in questo dharma
(perché non sono
devoti alle pratiche yoga) non Mi realizzano. Essi percorrono
ripetutamente l'oscuro
sentiero pieno di morte del samsara (il ciclo delle rinascite).
4.
"Io -
il Non Manifesto - pervado l'intero universo. Tutte le creature
risiedono in Me, ma Io non
sono in esse.
5.
"Guarda il Mio mistero divino, in cui tutti gli esseri apparentemente
non sono in Me,
né il Mio Sé dimora in loro; eppure Io soltanto sono il loro Creatore e
Sostenitore!
6.
"Come
l'aria (vayu) si muove liberamente nell'infinità dello spazio (akasha)
ed ha il suo
essere nello spazio (pur essendo differente da esso), allo stesso modo
tutte le creature
hanno il loro essere in Me (ma non sono Me).
7.
"Al
termine di un ciclo (kalpa), o Figlio di Kunti, tutti gli esseri
ritornano allo stato non
manifesto della Mia Natura Cosmica (Prakriti). All'inizio del ciclo
seguente Io li
proietto di nuovo fuori.
8.
"Ridando vita a Prakriti, Mia stessa emanazione, Io proietto
ripetutamente la
moltitudine delle creature, tutte soggette alle leggi finite della
Natura.
9.
"Queste attività non Mi legano, o Dhananjaya, perché Io ne rimango al
di sopra,
distaccato e indifferente.
10.
"Soltanto la Mia presenza vivificante fa sì che Madre Natura generi
l'universo
animato e inanimato. A causa Mia (attraverso Prakriti i mondi girano in
cicli alterni (di
creazione e dissoluzione).
11.
"L'ignorante, dimentico della Mia natura trascendente di Gran Signore
di tutti gli
esseri, disconosce anche la Mia presenza nella forma umana.
12.
"Privi di intuizione, coi loro desideri; pensieri e azioni
completamente vani, questi
uomini possiedono la natura illusa dei demoni e degli esseri malvagi.
13.
"Mentre i mahatrna (le grandi anime), che nella loro natura esprimono
le qualità
divine, Mi offrono la devozione esclusiva delle loro menti,
conoscendoMi come la Fonte
Imperitura di tutti gli esseri.
14.
"Costantemente assorti in Me, inchinandosi con devozione, essi Mi
adorano e
glorificano sempre il Mio Nome, fermi e risoluti nella loro aspirazione
suprema.
15.
"Altri ancora, celebrando il sacrificio della conoscenza (jnana-yajna),
adorano Me -
il Signore dal corpo cosmico - in diversi modi, prima come il
Molteplice e poi come l'Uno.
16.
"Io
sono il rito, il sacrificio, l'offerta agli antenati, l'erba
medicinale, il canto sacro
(mantra), il burro sacrificale, il fuoco sacro e l'oblazione.
17.
"Di
questo mondo Io sono il Padre, la Madre, l'Avo, il Sostenitore, il
Purificatore, il solo
Oggetto di conoscenza, il Suono Cosmico Aum e anche la tradizione
vedica (il Rig, Sama e
Yajur-Veda).
18.
"Io
sono la Mèta Finale, il Sostenitore, il Signore, il Testimone, la
Dimora, il Rifugio e
l'unico Amico. Io sono l'Origine, la Dissoluzione, il Fondamento, la
Miniera Cosmica e il
Seme Indistruttibile.
19.
"Io
do il calore del sole, o Arjuna, e mando o trattengo la pioggia. Io
sono l'Immortalità e
anche la Morte. Io sono l'Essere (Sat) e il Non-Essere (Asat).
20.
"I
conoscitori dei tre Veda, purificandosi dal peccato con il rito del
Soma, Mi adorano
attraverso lo yajna (sacrificio) e così realizzano il loro desiderio di
entrare in cielo.
Là, nel regno sacro delle divinità astrali, i devoti godono i sottili
piaceri celesti.
21.
"Dopo
essersi deliziati nelle gloriose regioni superiori, quando il loro buon
karma ha termine,
questi esseri ritornano sulla terra. Pur conformandosi alle ingiunzioni
delle sacre
scritture, desiderando i piaceri (le ricompense celesti), essi vanno e
vengono (tra cielo
e terra).
22.
"Agli
uomini che meditano su di Me come il loro stesso Sé, sempre uniti a Me
con un'adorazione
incessante, Io do tutto ciò di cui. hanno bisogno e rendo permanenti i
loro guadagni.
23.
"O
Figlio di Kunti, anche i devoti di altri dèi che offrono loro sacrifici
con fede, in
effetti adorano soltanto Me, anche se non nella maniera giusta.
24.
"Invero Io sono il solo Signore che gode di tutti i sacrifici. Ma
siccome (gli
adoratori delle Mie forme inferiori) non Mi percepiscono nella Mia vera
natura, essi
ritornano (in questo mondo).
25.
"I
devoti delle divinità astrali vanno ad esse; coloro che venerano gli
antenati vanno ai
mani. Agli spiriti della natura vanno coloro che li cercano; e i Miei
devoti vengono a Me.
26.
"La
reverente offerta di una foglia, un fiore, un frutto o dell'acqua,
fattaMi con cuore puro,
è un atto di devozione ben accetto ai Miei occhi.
27.
"O
Figlio di Kunti, dedica tutte le tue azioni - sia che mangi o celebri
riti spirituali, che
offra doni o pratichi l'autodisciplina - come offerte a Me.
28.
"Così nessuna azione potrà incatenarti con i risultati buoni o cattivi
del karma.
Con il tuo Sé saldamente ancorato in Me, mediante lo yoga e la
rinuncia, otterrai la
libertà e verrai a Me.
29.
"Io
sono imparziale verso tutti gli esseri. Nessuno Mi è odioso, nessuno
caro. Ma quelli che
Mi offrono l'amore dei loro cuori sono in Me, come Io sono in loro.
30.
"Anche un grande peccatore che rifugge tutto il resto per adorare
soltanto Me può
essere annoverato tra i buoni, perché ha deciso rettamente.
31.
"Diventerà rapidamente virtuoso e otterrà la pace eterna. O Figlio di
Kunti, di' a
tutti con certezza che il Mio devoto non perisce mai!
32.
"Prendendo rifugio in Me, tutti gli esseri possono conseguire la
Realizzazione
Suprema - anche se di nascita peccaminosa, donne, vaishya o sudra.
33.
"Quanto più facilmente, dunque, posso essere realizzato dai santi
brahmini
(conoscitori di Dio o Brahman) e dai devoti rajarishi (saggi reali)!
Essendo entrato in
questo mondo impermanente e senza felicità, adora soltanto Me
(Spirito).
34.
"Fissa la tua mente su di Me, sii Mio devoto, inchinati a Me con
reverenza in
un'adorazione incessante. Unito così a Me, che sono la tua Mèta
Suprema, tu sarai
Mio".
Qui
finisce il nono capitolo chiamato "La Conoscenza più profonda"
*
* *
Capitolo
X
- Le Glorie Divine
1.
Il
Signore Beato disse:
"O Eroe dal Braccio Possente,
ascolta ancora una volta la Mia parola suprema. Per il tuo sommo bene,
parlerò di nuovo a
te che ascolti con gioia.
2.
"Né
la moltitudine degli angeli né i grandi saggi conoscono la Mia natura
non generata,
perché anche deva e rishi (sono esseri creati, e dunque) hanno origine
in Me.
3.
"Ma
l'uomo che realizza che Io sono senza nascita e senza inizio, il Gran
Signore della
creazione, conquista l'illusione e perviene allo stato senza peccato
anche mentre vive in
un corpo mortale.
4
- 5.
"Discriminazione, saggezza, mancanza d'illusione, tolleranza, verità,
controllo dei
sensi, pace di mente, gioia, dolore, nascita, morte, paura, coraggio,
non violenza,
equanimità, serenità, autodisciplina, carità, fama e infamia - tutti
questi diversi
stati scaturiscono soltanto da Me, come modificazioni della Mia natura.
6.
"I
sette grandi Rishi, i quattro Antichi e i (quattordici) Manu sono pure
modificazioni della
Mia natura, nati dal Mio pensiero e dotati di poteri (creativi) come i
Miei. Da questi
progenitori derivano tutte le creature viventi sulla terra.
7.
"Chi
con lo yoga realizza la verità delle Mie molteplici manifestazioni, e
il potere creativo
e distruttivo del Mio yoga divino, è saldamente unito a Me. Questo è al
di là di ogni
dubbio.
8.
"Io
sono la Sorgente di ogni cosa; da Me scaturisce tutta la creazione. Con
questa
realizzazione, il saggio Mi adora pieno di reverenza.
9.
"Coi
pensieri rivolti totalmente a Me, con le loro vite abbandonate a Me,
illuminandosi l'un
l'altro, glorificandoMi sempre, i Miei devoti sono soddisfatti e
gioiosi.
10.
"A
coloro che sono sempre attaccati a Me e che Mi adorano con amore, Io
trasmetto la saggezza
discriminativa (buddhi yoga) per mezzo della quale Mi realizzano
totalmente.
11.
"Per
pura compassione Io - il Divino che risiede nei cuori - accendo in loro
la luce radiosa
della saggezza che bandisce l'oscurità nata dall'ignoranza".
12
-
13. Arjuna
disse: "Tu
sei lo Spirito Supremo, la
Dimora Suprema, la Purezza Suprema! Tutti i grandi saggi, il divino
veggente Narada, come
pure Asita, Devala~ e Vyasa Ti hanno descritto come l'Eterno Purusha
che splende di luce
propria, la Divinità Originaria, Senza Nascita ed Onnipresente! Ed ora
Tu Stesso me lo
dici!
14.
"O
Keshava! Considero verità eterna tutto quello che mi hai rivelato.
Invero, mio Signore,
né i deva (dèi) né i danava (titani) conoscono gli infiniti modi delle
Tue
manifestazioni.
15.
"O
Divino Purusha, Origine degli esseri, Signore di tutte le creature, Dio
degli dèi,
Sostenitore del mondo in verità Tu soltanto conosci Te Stesso mediante
Te Stesso.
16.
"Ti
prego perciò di espormi senza riserve i Tuoi poteri e attributi divini,
per mezzo dei
quali la Tua Onnipresenza sostiene tutti i mondi.
17.
"O
Grande Yogi! Come dovrò meditare per conoscerTi veramente? In quali
aspetti e forme,
Beato Signore, devo concepirTi?
18.
"O
Janardana! Parlami ancora estesamente dei Tuoi poteri yoga e delle Tue
manifestazioni;
perche' non sono mai pago d'ascoltare le Tue parole d'ambrosia!".
19.
Il
Signore Beato disse:
"O Migliore dei Principi!
Adesso ti parlerò delle Mie manifestazioni fenomeniche - ma solo delle
principali,
perché non vi è fine alla Mia varietà.
20.
"O
Conquistatore del sonno! Io sono il Sé nel cuore di tutte le creature.
Io sono l'Origine,
l'Esistenza e la Fine di tutti gli esseri.
21.
"Degli Aditya (dodici esseri risplendenti), Io sono Vishnu; degli astri
luminosi, Io
sono il sole raggiante; dei Marut (divinità del vento), sono Marici;
dei corpi celesti,
sono la luna.
22.
"Tra
i Veda, Io sono il Sama Veda tra gli dèi, sono Vasava (Indra); tra i
sensi, sono la mente
(manas); negli esseri viventi, sono l'intelligenza.
23.
"Dei
Rudra (undici esseri radiosi), Io sono (il loro capo) Shankara (Shiva);
tra gli Yaksha e i
Rakshasa (esseri semi divini), sono Kubera (il Signore delle
ricchezze); dei Vasu (Otto
esseri vitalizzanti), Io sono Pavalta (il dio del fuoco, il potere
purificante); delle
montagne, sono il monte Meru.
24.
"E
dei sacerdoti - o Figlio di Pritha - sappi che Io sono il loro capo,
Brihaspati. Tra i
generali, Io sono Skanda; delle distese d'acqua, sono l'oceano.
25.
"Tra
i maharishi (grandi saggi), Io sono Bhrigu; tra le parole, sono il
monosillabo 'Aum'; tra
gli yajna (cerimonie sacre), sono il japa-yajna (il canto estatico
silenzioso); delle cose
inamovibili, sono l'Himalaya.
26.
"Tra
tutti gli alberi, sono l'Ashvattha; tra i devarishi (veggenti divini)
sono Narada. Tra i
Gandharva (semidèi) sono Citraratha; e tra i siddha (esseri perfetti
liberati) sono il
muni (santo) Kapila.
27.
"Tra
i cavalli, sappi che sono Uchchaihshrava, nato dal nettare; tra gli
elefanti (sono)
Airavata, l'elefante bianco di Indra; e tra gli uomini, l'imperatore.
28.
"Delle armi, sono il fulmine; dei bovini, sono Kamadhuk (la mucca
celeste che
soddisfa tutti i desideri). Io sono Kandarpa (il dio dell'amore, la
personificazione della
coscienza creativa), la causa delle nascite; e tra i serpenti sono
Vasuki.
29.
"Tra
i serpenti Naga, sono Ananta (l'eterno); fra le creature delle acque,
sono Varuna (dio
dell'oceano); tra gli antenati (pitri), sono Aryama; fra tutti coloro
che controllano, Io
sono Yama.
30.
"Tra
i daitya (demoni e giganti), sono Prahlada; fra i misuratori, Io sono
il Tempo. Tra gli
animali, sono il re delle bestie (il leone); e tra gli uccelli sono
Garuda ('signore dei
cieli', il veicolo di Vishnu).
31.
"Tra
i purificatori, Io sono il vento; fra i guerrieri armati sono Rama; tra
gli esseri
acquatici, sono Makara (il veicolo del dio dell'oceano, lo squalo); tra
i fiumi, Io sono
Jahnavi (il Gange).
32.
"Di
tutte le manifestazioni - o Arjuna - Io sono il principio, il mezzo ed
anche la fine. Di
tutti i rami della conoscenza, Io sono la saggezza del Sé. Per gli
oratori, sono la
logica discriminativa (vada).
33.
"Delle lettere, sono la lettera A; e dei composti grammaticali, sono il
dvandva
(quello che congiunge). Io sono il Tempo eterno e immutabile; sono il
Creatore
Onnipresente (che dispensa i frutti delle azioni), la cui faccia è
rivolta in ogni
direzione.
34.
"Io
sono la Morte che tutto divora; e la Nascita, l'origine di tutto ciò
che sarà. Tra le
qualità femminili (di Prakriti) sono la gloria, la prosperità (o
bellezza, Sri), il
potere illuminante della parola, la memoria, l'intelligenza, il potere
dell'intuizione e
la costanza della pazienza divina.
35.
"Degli inni (del Sama Veda), Io sono il Brihat-Sama; dei metri poetici,
sono il
Gayatri; dei mesi, sono Margasirsha (novembre-dicembre); delle
stagioni, sono Kusumakara,
quella dei fiori (la primavera).
36.
"Io
sono il gioco d'azzardo dei fraudolenti; sono lo splendore del radioso.
Sono la vittoria e
il potere di fare lo sforzo; Io sono il Sattva dei buoni (sattvici).
37.
"Dei
Vrishni, Io sono Vasudeva (Krishna); fra i Pandava, sono Dhananjaya
(Arjuna). Tra i muni
(santi), sono Vyasa; fra i saggi sono il savio Ushanas.
38.
"Io
sono lo scettro dei sovrani e l'arte politica di chi cerca la vittoria.
Sono anche il
silenzio delle cose segrete e la saggezza dei sapienti.
39.
"Inoltre - Arjuna - sono qualunque cosa costituisca il seme
riproduttivo di tutti gli
esseri. Non vi è nulla, mobile o immobile, che possa esistere senza di
Me.
40.
"O
Parantapa, le manifestazioni dei Miei divini attributi (vibhuti) sono
illimitate. La Mia
breve esposizione è solo un semplice accenno ai Miei poteri infiniti.
41.
"Sappi che qualunque essere operi miracoli, possieda vera prosperità e
sia dotato di
grande valore, è la manifestazione di una particella del Mio splendore.
42.
"Ma a
che ti può servire - o Arjuna - la conoscenza di tutti questi
particolari? (Sappi
semplicemente che) Io, l'Immutabile ed Eterno, sostengo e permeo
l'intero universo con un
solo frammento del Mio Essere".
Qui
finisce il decimo capitolo chiamato "Le Glorie Divine"
*
* *
Capitolo
XI
- La Visione della Forma Universale
1.
Arjuna disse:
"Pieno
di compassione, Tu mi
hai rivelato la saggezza segreta del vero Sé, bandendo così la mia
illusione.
2.
"Tu -
(Krishna) Occhi di Loto - mi hai parlato estesamente dell'origine e
della dissoluzione di
tutti gli esseri, e della Tua eterna sovranità.
3.
"Così
invero Ti sei proclamato a me, o Signore Supremo! Tuttavia desidero
ardentemente vederTi
nella Tua Forma Divina (Ishvarica), o Purushottama.
4.
"O
Maestro, Signore degli Yogi! Se mi ritieni capace di vederLo, mostrami
il Tuo Sé
Infinito". Il Signore Beato disse.
5.
"Guarda, o Partha, le Mie forme divine, a centinaia, a migliaia - di
svariati colori
e d'ogni genere!
6.
"Guarda gli Aditya, i Vasu, i Rudra, i gemelli Ashvin, i Marut e molte
altre cose
meravigliose mai viste prima!
7.
"O
Conquistatore del Sonno! Guarda ora riuniti nel Mio Corpo Cosmico tutti
i mondi, tutto
ciò che si muove o è immobile, e qualunque altra cosa desideri vedere.
8.
"Ma tu
non puoi vederMi con occhi mortali. Perciò ti concedo la vista divina.
Guarda il potere
supremo del Mio yoga!".
9.
Sanjaya
disse (a re Dhritarashtra):
Con queste parole Hari, l'eccelso
Signore dello Yoga, mostrò ad Arjuna la Sua Completa Manifestazione, la
Forma Cosmica di
Ishvara.
10-
11.
(Arjuna vide) la multiforme e meravigliosa Presenza della Divinità -
infinita nelle
forme, splendente in ogni direzione dello spazio, onnipotenza
onnipervadente, adorna
d'innumerevoli abiti, ghirlande e ornamenti celesti, con in pugno armi
divine, fragrante
di ogni amabile essenza, con occhi e bocche dappertutto!
12.
Se un
migliaio di soli apparissero simultaneamente nel cielo, fiocamente la
loro luce potrebbe
rassomigliare allo splendore di quel potente Essere!
13.
Dimorando
nella forma infinita del Dio degli dèi, Arjuna vide l'intero universo
con tutte le sue
variegate manifestazioni.
14.
Allora
Dhananjaya, pieno di stupore e con i peli ritti, con le mani giunte (in
segno di
preghiera) e inchinando con reverenza la testa davanti al Signore, così
Gli si rivolse:
Arjuna disse:
15.
"Amato Signore, Adorato dagli dèi! Vedo il Tuo corpo che sostiene tutti
gli esseri
incarnati, i grandi veggenti e gli innumerevoli angeli-santi divini.
Dimorando nel
profondo della caverna misteriosa, l'ardente desiderio della natura
serpentina, pur feroce
e sottile, ora è domato, dimentico del suo gioco mortale. E il Signore
Brahma, dio degli
dèi, siede al sicuro sul fiore di loto.
16.
"Gran
Signore dei mondi dal Corpo Cosmico, oh, io Ti vedo dappertutto
all'infinito, con
innumerevoli braccia, petti, bocche ed occhi! Tuttavia rimango
all'oscuro della Tua
nascita, del Tuo regno e della Tua presenza qui.
17.
"O
Dirompente Fiamma Risplendente, o Raggio Accecante! Oggi divampa il Tuo
potere
concentrato: il Tuo Nome si diffonde ovunque fin nei più remoti recessi
abissali. Ornato
di una corona di stelle e impugnando lo scettro del potere sovrano, Tu
fai girare il disco
roteante dell'evoluzione, o Ardente Febo!
18."Tu
sei l'Imperituro Brahman, l'Essere Supremo, il Rifugio Cosmico, il Tema
della Saggezza, il
vero Guardiano dell'Eterno Dharma Tu sei per me l'Antico Purusha!
19.
"O Tu
senza principio, senza mezzo e senza fine, vedo le Tue infinite braccia
al lavoro; i Tuoi
occhi onnipresenti fatti di soli e lune e cieli stellati; dalla Tua
bocca fuoriescono
fiamme vibranti, mentre pronunci Aum, il Tuo Nome Cosmico. Il Tuo
innato splendore
protegge dal danno e scalda la distante creazione.
20.
"O
Anima Suprema, lo spazio tra la terra e la casa degli dèi, tutte le
direzioni e ogni
zolla di terra, tutte le alte dimore e le sfere che le circondano sono
da Te pervase,
vicino e lontano. E i tre mondi impauriti adorano la Tua forma temibile
e meravigliosa.
21.
"In
Te entrano moltitudini di dèi. Con le mani giunte, timorosi, alcuni
pregano per prendere
rifugio in Te. Con splendidi inni di 'pace', i grandi rishi e i siddha
(che hanno
attraversato con successo il sentiero spirituale) adorano Te e solo Te!
22.
"Gli
undici astri del cielo (Rudra); i dodici soli luminosi (Aditya); gli
otto Antichi (Vasu),
grande lustro delle stelle; i rispettati eremiti (Vishva-deva); le
divinità protettrici
(Sadhya), agenti dei signori cosmici; i forti principi gemelli
(Ashvin), dal valore ben
noto; i quarantanove venti (Marut), che legano intimamente l'atomo; gli
antichi spiriti
tutelari (Ushmapa); moltitudini di Yaksha (spiriti-folletti), semidèi
(Gandharva) e
demoni (Asura); i Perfetti (Siddha) nel sentiero spirituale,
contemplano con meraviglia il
Tuo eccelso valore!
23.
"Vedo
Te - dalle braccia possenti - con innumerevoli bocche e occhi stellati,
con infinite mani
e gambe adorne di piedi di loto. L'immensa voragine della Tua bocca,
con i denti del
giorno del giudizio, si spalanca ad ingoiare i mondi intorno che si
dissolvono, e lascia
in me un puro e gioioso timore reverenziale. Vedendo la Tua immensità
tutti i mondi
rimangono esterrefatti, ed anch' io!
24.
"Vedendo le profondità dell'immenso vuoto piene di Te, la Tua bocca
spalancata e i
diversi colori del Tuo fiammeggiante corpo luminoso, sono in cuor mio
terrorizzato - o
Vishnu - e non trovo né coraggio né pace.
25.
"Nelle Tue bocche vedo denti feroci e le fiamme distruttrici del tempo
che mi
minacciano. Non riconosco le quattro direzioni. Mostrami compassione!
Da solo non trovo
pace. O Custode Cosmico, Signore degli dèi, Ti prego d'ascoltare le mie
umili parole.
26.
"I
figli dei sensi dominati dall'orgoglio principesco, insieme all'ego,
alle abitudini
karmiche e ai piaceri materiali, sono in attesa di scagliarsi sui
nostri saggi capi;
eppure essi guidano la corsa della morte, per cadere e svanire per
sempre nella Tua bocca
vorace adorna di crudeli denti sgraziati.
27.
"Il
vincitore e il vinto (il giusto e l'ingiusto, entrambi Tuoi figli)
reclamano ancora il Tuo
amore; eppure tutti un giorno baceranno la polvere e dormiranno sul
suolo comune della
terra. Si vedono le teste maciullate di alcuni incastrate fra i Tuoi
denti avidi.
28.
"Come
le onde impetuose dei ruscelli desiderano farsi strada in mezzo a una
moltitudine di
ondine e scorrere verso L'oceano, così gli eroici rivoli della vita
vanno a scontrarsi in
una lotta furibonda nella bocca schiumeggiante del Tuo mare di fuoco,
dove le scintille
della vita danzano in Te.
29.
"Come
i moscerini incantati dal gioco della bellezza si precipitano guizzanti
e incuranti nella
fiamma, così i fuochi illusori della passione pretendono di splendere
come la Tua luce
divina, spronando i mortali a rispondere al richiamo della morte.
30."Dalla
Tua bocca fiammeggiante guizzano lingue saettanti che leccano il sangue
caldo di forti e
deboli. Tu, Dio Goloso, divori con fame infinita. O Vishnu, Tu
distruggi i mondi con raggi
di fuoco onnipervadenti.
31.
"Sii
benevolo, o Principio degli dèi! Io desidero veramente conoscere chi
sei - Signore
Primevo, Forma Terrificante e nello stesso tempo infinitamente buona.
Dimmi qual è la Tua
volontà sovrana, perché ancora non la conosco". Il Signore Beato disse:
32.
"In
guisa di Destino Infinito, Io vengo come l'avaro Tempo per cogliere e
accogliere nelle Mie
ardenti fauci i deboli timorosi, e tutti gli esseri mortali stanchi del
mutamento della
morte, e con il nettare della Mia vita prepararli ad affrontare
impavidi nuove lotte
superliori. Anche se tu non uccidessi i tuoi malvagi nemici, un giorno
questi guerrieri
schierati in battaglia cadranno sicuramente nelle fauci della Mia
giustizia.
33
."Sorgi, svegliati! Sorgi, svegliati! Colpisci a morte i tuoi nemici,
fa, prigioniera
la carne e cogli la gloria della vittoria partecipando al gioco della
battaglia. Goditi la
ricchezza del Re della pace, e del regno dei cieli! Ben conosco gli
avvenimenti che ha in
serbo il mistico futuro; e invero ti dico che molto tempo fa Io ho
ucciso i tuoi nemici e
questi guerrieri, molto prima che la tua mano-agente potesse sapere
(che avrei fatto
approdare i tuoi nemici alle buie rive della morte).
34.
"Tu
sei il Mio strumento; ed è così che attuo i Miei piani nell'universo,
servendomi di
diversi strumenti. Io ho già ucciso e ancora ucciderò le schiere dei
sensi (Drona,
Bhishma, Jayadratha, Karna e altri potenti guerrieri), sia tramite te
che attraverso i
Miei soldati del passato e del futuro!".
35.
Sanjaya
disse (a Re Dhritarashtra):
Dopo avere ascoltato le parole di
Keshava, tremante e intimorito, con le mani giunte in segno di
preghiera, Arjuna
s'inchinò ancora una volta umilmente e con voce tremula si rivolse a
Krishna:
36.
Arjuna
disse: "A
ragione, Hrishikesha, i
mondi sono fieri e felici di cantare la Tua gloria! I demoni,
terrorizzati, cercano
salvezza fuggendo in tutte le direzioni; mentre le moltitudini dei
siddha (esseri
perfetti) s'inchinano per adorarTi.
37.
"E
perché non dovrebbero adorarTi, Spirito Infinito? Poiché Tu sei più
grande di Brahma,
il Creatore, che è scaturito da Te. O Essere Infinito, Dio degli dèi,
Rifugio
dell'universo, Tu sei l'Imperituro: il Manifesto, il Non Manifesto e
Quello oltre (il
Mistero Supremo)!
38.
"Tu
sei il Dio Primevo, l'Antico Purusha! Tu sei il Rifugio Supremo dei
mondi, il Conoscitore
e il Conosciuto, la Mèta Suprema! La Tua onnipresenza splende
nell'universo - o Tu dalla
Forma Illimitata!
39.
"O
Fluida Vita delle Correnti Cosmiche (Vayu), o Re della Morte (Yama), o
Dio del Fuoco
(Agni), o Sovrano del Mare e de! Cielo (Varuna), o Signore della Notte
(la Luna), o Padre
Divino dall'innumerevole progenie (Prajapati), o Grande Antenato di
tutti! A Te lode, lode
senza fine! A Te rivolgo migliaia di volte i miei saluti!
40.
"O
Potenza Infinita, o Invincibile Onnipresenza Onnisciente, o Tutto! Io
m'inchino a Te
davanti e di dietro, m'inchino a Te a sinistra e a destra, m'inchino a
Te sopra e sotto,
m'inchino a Te che mi avvolgi e mi compenetri dappertutto!
41
- 42.
"Inconsapevole della Tua gloria cosmica e considerandoTi come un
compagno familiare,
spesso mi sono rivolto a Te chiamandoti con audacia 'Krishna', 'Yadava'
e 'Amico'. Per
tutte queste parole, sia dette con incuranza o con affetto, e per
qualunque irriverenza
possa aver mostrato nei Tuoi confronti - Signore Incrollabile! -
durante lo scherzo o a
pranzo, mentre camminavamo, sedevamo o riposavamo, da solo con Te o in
compagnia di altri
- per tutte queste mancanze involontarie, o Incommensurabile, io chiedo
perdono.
43.
"Tu
sei il Padre di tutto, di ciò che si muove e di ciò che non si muove.
Nessun altro che
Te è degno di essere adorato, o Guru Sublime! Non esiste un altro
uguale a Te nei tre
mondi. Chi Ti può superare, Signore dalla potenza incomparabile?
44.
"Perciò, Signore Adorabile, mi getto ai Tuoi piedi implorando il Tuo
perdono. O
Signore, perdonami come un padre suo figlio, come un amico un caro
amico, come un amante
la sua amata!
45.
"Colmo di gioia per aver contemplato una visione mai vista prima, la
mia mente non è
però libera dalla paura. Sii misericordioso con me, o Signore degli
dèi, Rifugio dei
mondi! Mostrami soltanto la Tua forma divina (del benevolo Vishnu).
46.
"Desidero vederTi come prima, come Vishnu con quattro braccia, cinto di
corona e con
in mano la mazza e il disco. MostraTi di nuovo a me in quella forma, Tu
che hai migliaia
di braccia e assumi la forma dell'universo"!
47.
Il
Signore Beato disse:
"Pieno di grazia ho esercitato
il Mio potere yoga per rivelare a te, Arjuna, la Mia suprema forma
originaria, la Mia
infinita e radiosa forma universale, che nessun altro ha mai visto
prima.
48."Nessun
essere mortale - eccetto te, o Grande Eroe dei Kuru - è in grado di
contemplare la Mia
forma universale. Questa visione non si può ottenere con i sacrifici o
la carità né
facendo rituali o rigorose austerità né con lo studio dei Veda.
49."Non
devi aver timore né essere turbato, vedendo il Mio aspetto terribile.
Rimuovendo ogni
paura e col cuore colmo di gioia, guarda ancora una volta la Mia forma
a te
familiare".
50.Sanjaya
disse (a Re Dhritarashtra):
Dopo aver parlato
così, Vasudeva, il Signore dell'universo, riassunse la forma di
Krishna. Riapparendo ad
Arjuna in quella forma di grazia, la Grande Anima consolò il Suo devoto
intimorito.
51.
Arjuna
disse: "O
Tu che esaudisci tutti i
desideri (Janardana)! Guardando di nuovo la Tua dolce forma umana, la
mia mente si
acquieta e sento di essere tornato alla mia vera natura".
52.
Il
Signore Beato disse:
"É davvero molto difficile
contemplare la Mia Visione Universale, come tu l'hai vista! Perfino gli
dei desiderano
continuamente vedere quella Forma.
53.
"Essa
non viene svelata né attraverso le austerità né con lo studio delle
sacre scritture né
elargendo doni nè facendo adorazioni e sacrifici formali.
54.
"O
Terrore dei sensi-nemici! Soltanto con l'indivisa devozione (facendo
convergere, mediante
lo yoga, tutti i pensieri in un'unica percezione divina) Io posso
essere contemplato nella
Forma Cosmica in cui Mi hai visto e conosciuto in realtà e infine
abbracciato
nell'Unità!
55.
"O
Arjuna, chi agisce soltanto per Me, chi fa di Me la sua mèta suprema,
chi s'abbandona con
amore a Me, non è attaccato (ai Miei illusori mondi di sogno) e non
nutre inimicizia
verso alcuno (vedendo Me in tutto) questi entra nel Mio essere!".
Qui
finisce l'undicesimo capitolo chiamato "La Visione della Forma
Universale"
* * *
Capitolo
XII
- Bhakti Yoga o Lo Yoga della Devozione
1.
Arjuna
disse: "Fra quei devoti che Ti adorano con costante fermezza e quelli
che adorano
l'Imperituro, il Non Manifesto quali sono maggiormente versati nello
yoga?".
2.
Il
Signore Beato disse:
"Coloro che fissando le loro
menti su di Me, Mi adorano stando sempre uniti a Me con devozione
suprema, sono a Mio
parere i perfetti conoscitori dello yoga.
3.
"Ma
quelli che adorano l'Imperituro, l'Indescrivibile, il Non Manifesto,
l'Onnipresente,
l'Inconcepibile, l'Immutabile, l'Eterno;
4.
"Che
hanno soggiogato tutti i sensi, che sono sempre in possesso di
equanimità e si dedicano
al benessere di tutti gli esseri - invero anch'essi ottengono Me.
5.
"Coloro che si prefiggono per mèta il Non Manifesto aumentano le
difficoltà;
perché per gli esseri incarnati arduo è il sentiero che porta
all'Assoluto.
6
- 7.
"Ma quelli che Mi adorano, abbandonando a Me tutte le attività
(pensandoMi come
l'unico Autore delle azioni), contemplandoMi con uno yoga totale ed
esclusivo - rimanendo
assorti in Me - invero, Figlio di Pritha, per questi che hanno la
coscienza fissa in Me Io
divento ben presto il Salvatore che li tira fuori dall'oceano delle
nascite mortali.
8.
"Immergi la tua mente soltanto in Me, concentra su di Me la tua
percezione
discriminativa, e al di là di ogni dubbio dimorerai eternamente in Me.
9.
"O
Dhananjaya, se non fossi capace di tenere ferma la tua mente su di Me,
cerca allora di
raggiungerMi con la pratica costante dello yoga.
10.
"Se
però non fossi capace di praticare yoga con continuità, dedicati con
diligenza a
compiere azioni pensando a Me. Anche impegnandoti nelle attività per
amor Mio otterrai il
supremo successo divino.
11.
"Se
non riuscissi a fare neppure questo, allora, rimanendo attaccato a Me
come tuo Rifugio,
rinuncia ai frutti di tutte le azioni mentre continui a sforzarti di
ottenere
l'autocontrollo.
12.
"Invero la saggezza (nata dalla pratica yoga) è superiore alla pratica
(meccanica)
dello yoga; la meditazione è più desiderabile del possesso della
conoscenza (teorica);
la rinuncia ai frutti delle azioni è meglio (degli stati iniziali)
della meditazione. la
rinuncia ai frutti delle azioni è seguita immediatamente dalla pace.
13
- 14.
"Chi è libero dall'odio verso tutte le creature ed è amichevole e
compassionevole
verso tutti; chi è privo della coscienza di "Io e mio" e di
possessività; chi
è equanime nella sofferenza e nella gioia; paziente e misericordioso,
sempre contento;
chi pratica regolarmente yoga, sforzandosi costantemente di conoscere
il Sé e unirsi allo
Spirito; chi è in possesso di ferma determinazione, con la mente e la
discriminazione
abbandonate a Me questi è Mio devoto, e Mi è caro.
15.
"L'individuo che non crea disturbo nel mondo e che non può essere
disturbato dal
mondo, che è libero da esultanza, gelosia, paura e ansietà - anche
questi Mi è caro.
16.
"Chi
è libero dai desideri mondani, chi è puro (nel corpo e nella mente),
chi è sempre
pronto (ad agire), chi rimane indifferente e non turbato dalle
circostanze, chi ha
rinunciato a tutte le imprese piacevoli (iniziate dall'ego) - questi è
Mio devoto, e Mi
è caro.
17.
"Chi
non sente né gioia né avversione verso le cose tristi e piacevoli
(della vita), chi è
libero da dolori e desideri, chi ha bandito (la coscienza relativa di)
bene e male, e chi
è intensamente devoto - questi Mi è caro.
18
- 19.
"Chi è ugualmente tranquillo davanti ad amici e nemici, (ricevendo)
adorazione e
insulti, e durante le esperienze di caldo e freddo e di piacere e
sofferenza; chi ha
rinunciato all'attaccamento, considerando allo stesso modo lode e
biasimo; chi è
tranquillo e contento con qualunque cosa, non attaccato alla vita di
casa, ed ha una
natura calma e piena di devozione - questi Mi è caro.
20.
"Ma
quelli che perseguono con fede (shraddha) questa religione (dharma)
immortale, come ho
detto prima, colmi di devozione e supremamente assorti in Me - questi
devoti Mi sono
estremamente cari".
Qui
finisce il dodicesimo capitolo chiamato "Bhakti-yoga Lo
Yoga della Devozione"
*
* *
Capitolo
XIII
- La Conoscenza, il Conoscitore ed il
Conosciuto
1.-
2.
Arjuna disse
"O
Keshava, desidero sapere di
Prakriti (la Natura) e di Purusha (colui cche gode ); dello kshetra (il
'campo' del corpo)
e dello kshetrajna (l'anima o conoscitore del 'campo'); della
conoscenza e di Quello che
dev'essere conosciuto".
Il
Signore
Beato disse
: "Figlio di Kunti, coloro che
conoscono la verità chiamano il corpo kshetra (il 'campo' in cui si
semina e si raccoglie
buono e cattivo karma); allo stesso modo chiamano kshetrajna (anima)
ciò che conosce il
campo.
2.
"O
Discendente di Bharata, sappi anche che Io sono lo Kshetrajna (Colui
che percepisce) in
tutti gli kshetra (i corpi emanati dal principio cosmico creativo e
dalla Natura). Per Me
la comprensione di kshetra e kshetrajna costituisce la vera saggezza.
3.
"Ora
ti dirò in breve dello kshetra, dei suoi attributi, del suo principio
di causa ed
effetto, delle sue influenze che causano modificazioni, ed anche chi è
Lui (lo
Kshetrajna) e qual è la natura dei Suoi poteri.
4.
"(Queste verità) sono state chiaramente celebrate dai Rishi in molti
modi; in vari
canti nei Veda e nelle convincenti analisi piene di logica degli
aforismi su Brabman (i
'Brahma Sutra).
5.
"Brevemente descritto, lo kshetra e le sue modificazioni sono composte
dal Non
Manifesto (Mula-Prakriti, la Natura indifferenziata), dai cinque
elementi cosmici, dai
dieci sensi e dalla mente, dall'intelligenza (buddhi), dall'egoismo,
dai cinque oggetti
dei sensi;
6.
"Da
desiderio, odio, piacere e dolore; dall'aggregazione (il corpo, che è
una combinazione di
forze diverse), dalla coscienza e dalla persistenza.
7.
"(Il
saggio è contraddistinto da) umiltà, mancanza d'ipocrisia, non
violenza, clemenza,
rettitudine, servizio al guru, purezza di mente e corpo, fermezza e
auto-controllo;
8.
"Indifferenza verso gli oggetti dei sensi, assenza di egoismo,
comprensione delle
sofferenze e dei mali (impliciti nella vita mortale): nascita,
malattia, vecchiaia e
morte;
9.
"Non
attaccamento, non identificazione del Sé con cose come figli, moglie e
casa; costante
equanimità in tutte le circostanze desiderabili e indesiderabili;
10.
"Incrollabile devozione a Me mediante lo yoga della non-separazione;
vivere in luoghi
solitari, evitare la compagnia delle persone mondane;
11.
"Perseveranza nella conoscenza del Sé e percezione intuitiva dello
scopo di ogni
sapere. Tutte queste qualità costituiscono la saggezza; (le qualità) ad
esse opposte
costituiscono l'ignoranza.
12.
"Ti
dirò di Quello che dev'essere conosciuto, perché tale conoscenza dà
l'immortalità.
Ascolta del Brahman Supremo senza principio - Colui che non è chiamato
né esistente
(sat) né inesistente (asat).
13.
"Egli
è presente nel mondo, avvolgendo tutto le Sue mani e i Suoi piedi sono
dappertutto; i
Suoi occhi e le Sue orecchie sono da tutte le parti, le Sue bocche e le
Sue teste sono
ovunque;
14.
"Splendente in tutte le funzioni dei sensi e tuttavia trascendente i
sensi; non
attaccato alla creazione e tuttavia il Sostegno di tutto; libero dai
guna (le tre qualità
della Natura) e tuttavia Colui che ne gode.
15.
"Egli
è dentro e fuori tutto ciò che esiste, l'animato e l'inanimato; Egli è
nel contempo
vicino e lontano; impercettibile a causa della Sua sottigliezza.
16.
"Egli
- l'Uno Indivisibile - appare come innumerevoli esseri. Egli sostiene e
distrugge le loro
forme, e poi le crea di nuovo.
17.
"Luce
di tutte le Luci, al di là dell'oscurità; Conoscenza stessa, Quello che
dev'essere
conosciuto, la Mèta di ogni sapere, Egli dimora nei cuori di tutti.
18.
"Ho
descritto brevemente il Campo, la natura della saggezza e l'Oggetto
della saggezza.
Conoscendo queste cose, il Mio devoto entra nel Mio essere.
19.
"Sappi che Purusha e Prakriti sono entrambi senza principio; sappi
anche che tutte le
modificazioni e le qualità (guna) nascono da Prakriti.
20.
"Della creazione del corpo e degli strumenti (i sensi), Prakriti è la
causa.
Dell'esperienza di gioia e dolore, il Purusha è la causa.
21.
"Il
Purusha coinvolto da Prakriti fa esperienza dei guna nati dalla Natura.
L'attaccamento
alle tre qualità di Prakrìti causa l'incarnazione dell'anima in buoni e
cattivi grembi.
22.
"Il
Supremo Purusha, trascendente ed esistente nel corpo, è lo Spettatore
distaccato, Colui
che dà il consenso e che ne gode, il Sostenitore, il Gran Signore ed
anche il Sé
Supremo.
23.
"Qualunque sia il suo modo di vita, chi realizza in tal modo il Purusha
e la triplice
natura di Prakriti non sarà più soggetto alla rinascita.
24.
"Per
vedere il Sé nel sé (l'ego purificato) mediante il sé (la mente
illuminata), alcuni
seguono il sentiero della meditazione, altri il sentiero della
conoscenza e altri ancora
il sentiero dell'azione disinteressata.
25.
"Altri ancora, ignoranti delle tre vie principali, ascoltano le
istruzioni del guru.
Seguendo il sentiero dell'adorazione, considerando gli antichi
insegnamenti come il
Supremo Rifugio, anche questi ottengono l'immortalità.
26.
"O
Migliore dei Bharata! Sappi che tutto ciò che esiste - ogni essere,
ogni oggetto, la
creazione animata e inanimata - nasce dall'unione di Kshetra e
Kshetrajna (Natura e
Spirito).
27.
"Vede
realmente chi percepisce il Signore Supremo presente ugualmente in
tutte le creature,
l'Imperituro nel transitorio.
28.
"Chi
è consapevole dell'onnipresenza di Dio non ferisce il Sé con il sé.
Quest'uomo
raggiunge la Mèta Suprema.
29.
"Percepisce la verità chi vede che tutte le azioni sono fatte
interamente da
Prakriti soltanto e non dal Sé, che non agisce.
30.
"Quando un uomo vede che tutti gli esseri separati esistono nell'Uno,
che Si è
espanso nei molti, allora si fonde con Brahman.
31.
"O
Figlio di Kunti! Siccome il Sé Supremo e Immutabile è senza principio e
senza attributi
(guna), non compie azioni e non ne viene influenzato, anche quando
dimora nel corpo.
32.
"Come
l'etere onnipervadente, per la sua essenza sottile, è al di là di ogni
contaminazione -
similmente il Sé, pur presente ovunque nel corpo, è sempre immacolato.
33.
"O
Bharata! Come il sole illumina da solo il mondo intero, così il Signore
del Campo (Dio e
il Suo riflesso, l'anima) illumina il campo intero (la Natura e la
'piccola natura' del
corpo).
34.
"Entrano nel Supremo coloro che percepiscono con l'occhio della
saggezza la
distinzione tra Kshetra e Kshetrajna, e anche coloro che conoscono il
metodo per liberare
gli esseri da Prakriti.
Qui
finisce il tredicesimo capitolo chiamato "La Conoscenza ed il Conosciuto"
*
* *
Capitolo
XIV
- I Tre Guna ovvero le tre influenze
della natura materiale
1.
Il
Signore Beato disse:
"Ti esporrò di nuovo la
saggezza suprema che trascende ogni conoscenza. Con tale saggezza, al
termine di questa
vita, tutti i saggi hanno ottenuto la perfezione finale.
2.
"Realizzando questa saggezza, stabiliti nel Mio Essere, i saggi non
rinascono nemmeno
all'inizio di un nuovo ciclo di creazione, né sono turbati al tempo
della dissoluzione
universale.
3.
"La
Grande Prakriti (Mahat-Brahma) è il Mio grembo, nel quale deposito il
seme (della Mia
Intelligenza): questa è la causa della nascita di tutti gli esseri.
4.
"Figlio di Kunti! Di tutte le forme - prodotte da qualsiasi tipo di
grembo - la
Grande Prakriti è la matrice (Madre) originaria ed Io sono il Padre che
fornisce il seme.
5.
"O
Eroe dal Braccio Possente! I guna che nascono da Prakriti - sattva,
rajas e tamas -
imprigionano saldamente nel corpo l'Incarnato Imperituro.
6.
"O
Senza-peccato! Dei tre guna, l'immacolato sattva dà illuminazione e
salute. Tuttavia lega
l'uomo con l'attaccamento alla felicità e l'attaccamento alla
conoscenza.
7.
"Sappi, Figlio di Kunti, che l'attivante rajas è permeato di passione e
fa nascere
il desiderio e l'attaccamento; esso lega saldamente l'anima incarnata
mediante
l'attaccamento alle azioni.
8.
"O
Bharata! Sappi che il tamas nasce dall'ignoranza, illudendo tutti gli
esseri incarnati.
Esso li incatena con il fraintendimento, l'indolenza ed il sonno.
9.
"Il
sattva fa attaccare alla felicità; il rajas all'attività; mentre il
tamas, eclissando il
potere della discriminazione, fa attaccare al fraintendimento.
10.
"A
volte predomina il sattva sopraffacendo il rajas e il tamas. A volte
prevale il rajas, non
il sattva o il tamas; mentre a volte il tamas oscura il sattva e il
rajas.
11.
"Si
può sapere che predomina il sattva quando la luce della saggezza
risplende attraverso
tutte le porte dei sensi del corpo.
12.
"La
predominanza del rajas causa cupidigia, attività, bisogno di agire,
agitazione e
desiderio.
13.
"Il
tamas come guna dominante produce oscurità, indolenza, trascuratezza
nei doveri e
illusione.
14.
"L'uomo che muore con le qualità sattviche predominanti raggiunge le
regioni
immacolate in cui dimorano i conoscitori del Supremo.
15.
"Se
al momento della morte prevale il rajas, l'individuo rinasce tra quelli
attaccati
all'attività. Chi muore permeato dal tamas entra nei grembi di coloro
che sono
profondamente immersi nell'illusione.
16.
"(I
saggi) dicono che il frutto delle azioni sattviche è armonia e purezza.
Il frutto delle
azioni rajasiche è il dolore. Il frutto delle azioni tamasiche è
l'ignoranza.
17.
"Dal
sattva nasce la saggezza; dal rajas la cupidigia; dal tamas la
negligenza, l'illusione e
l'ignoranza.
18.
"Coloro che sono stabiliti nel sattva vanno in alto; i rajasici
dimorano nel mezzo;
mentre i tamasici, che sono immersi nel guna più basso, scendono giù.
19.
"Quando il veggente non percepisce (nella creazione) alcun agente
eccetto i tre guna,
e conosce Quello che è superiore ai guna, entra nel Mio Essere.
20.
"Avendo trasceso le tre qualità della Natura che sono la causa
dell'incarnazione
fisica - un uomo è liberato dalle sofferenze di nascita, vecchiaia,
dolore e morte; e
ottiene l'immortalità".
21.
Arjuna
disse :"O Signore, quali
segni contraddistinguono colui che ha trasceso le tre qualità? Qual è
il suo
comportamento? Come fa ad andare oltre i tre guna?".
22.
Il
Signore Beato disse:
"O Pandava! Colui che non
aborrisce la presenza dei guna - (e dei loro effetti): illuminazione,
attività e
ignoranza - né deplora la loro assenza;
23.
"Che
rimane indifferente e non turbato dalle tre qualità - realizzando che
esse soltanto
operano nella creazione; con la mente che non oscilla, ma sempre
centrata nel Sé;
24.
"Uguale nel piacere e nel dolore, nella lode e nel biasimo - ben saldo
nella sua
natura divina; guardando con occhio equanime un pezzo di terra, una
pietra e l'oro; uguale
nella sua attitudine verso (persone ed esperienze) piacevoli e
spiacevoli; fermo di mente;
25.
"Uguale nell'onore e nel disonore; trattando allo stesso modo l'amico e
il nemico;
abbandonata ogni illusione di essere la persona che agisce - questi è
colui che ha
trasceso le tre qualità!
26.
"Chi
Mi serve con ferma devozione trascende i guna ed è qualificato a
diventare Brahman.
27.
"Poiché Io sono la base dell'Infinito, Immortale e Immutabile; e
dell'eterno Dharma
e della Beatitudine Assoluta".
Qui
finisce il quattordicesimo capitolo chiamato "I Tre Guna ovvero le tre
influenze materiali"
* * *
Capitolo
XV
- Purushottama - L'Essere Supremo
1.
Il
Signore Beato disse:
"Essi (i saggi) parlano di un
eterno albero ashvattha, con le radici in alto e i
rami in basso, le cui foglie
sono i Veda Chi conosce quest'albero della vita è un conoscitore dei
Veda.
2.
"I
suoi rami, nutriti dai guna, si estendono in alto e in basso; i suoi
germogli sono gli
oggetti dei sensi; e sotto, nel mondo degli uomini, estende le radici
che forzano l'uomo
alle azioni.
3
- 4.
"Le persone comuni non possono percepire la vera natura di
quest'Albero, il suo
principio, la sua fine e i suoi modi di continuità. I saggi dopo aver
reciso l'Ashvattha
saldamente radicato con la potente ascia del non attaccamento, pensando
"lo prendo
rifugio nel Primevo Purusha dal quale sono stati emanati gli eterni
processi della
creazione" - cercano la Mèta Suprema. E raggiuntala, non fanno più
ritorno
all'esistenza fenomenica.
5.
"Senza
brama di onore; libero dall'illusione e dal malevolo attaccamento; con
i desideri banditi
completamente; liberato dalle coppie di opposti, come piacere e dolore;
sempre stabilito
nel Sé, il saggio non più ingannato raggiunge lo stato immutabile.
6.
"Laddove non splende il sole né la luna né il fuoco, quella è la Mia
Dimora
Suprema. Dopo averla raggiunta, gli uomini non rinascono mai più.
7.
"Una
parte eterna di Me Stesso, manifestata come anima vivente (jiva) nel
mondo degli esseri,
attira a sé i sei sensi - inclusa la mente che dimorano in Prakriti.
8.
"Quando il Signore (come jiva) assume un corpo, porta con sé la mente e
i sensi.
Quando lascia quel corpo, li prende e se ne va, come il vento porta via
i profumi dalle
loro sedi (nei fiori).
9.
"Governando la mente e i sensi dell'udito, della vista, del tatto, del
gusto e
dell'odorato, Egli gode del mondo dei sensi.
10.
"Le
persone immerse nell'illusione non Lo percepiscono mentre Egli rimane o
diparte o fa
esperienza del mondo dei guna. Ma Lo vedono quelli che hanno l'occhio
della saggezza
aperto.
11.
"Gli
yogi che si sforzano di ottenere la liberazione Lo vedono esistere in
loro; ma le persone
indisciplinate e non purificate non riescono a percepirLo, anche quando
si sforzano di
farlo.
12.
"Sappi che la radiosità della luce del sole - che illumina il mondo
intero - della
luce che proviene dalla luna e della luce del fuoco, è la Mia.
13.
"Permeando la terra con la Mia energia vitale (ojas), Io sostengo tutti
gli esseri; e
diventando la linfa lunare (soma), nutro tutte le forme vegetali.
14.
"Diventato (il potente fuoco) Vaishvanara, sono presente nel corpo
delle creature
viventi; e, agendo attraverso il prana e l'apana, digerisco il cibo
ingerito in quattro
modi.
15.
"Io
dimoro nel cuore di tutti gli esseri. Da Me viene la memoria e la
conoscenza, come pure la
loro perdita. In verità Io sono Quello che dev'essere conosciuto
attraverso i Veda,
invero, Io sono il Conoscitore dei Veda e l'Autore del Vedanta.
16.
"Nel
cosmo vi sono due Esseri (Purusha), il perituro e l'imperituro. Tutte
le creature
costituiscono il perituro, mentre il Kutastha è l'Imperituro.
17.
"Vi
è però un altro, il Supremo Purusha, chiamato Spirito Supremo
(Paramatma) - l'Eterno
Signore che permea e sostiene i tre mondi.
18.
"Io
(il Signore) sono oltre il perituro (Prakriti) e sono anche superiore
all'Imperituro
(Kutastha). Per questo nei mondi e nei Veda (nella percezione intuitiva
delle anime
liberate) sono glorificato col nome di Purushottama, l'Essere Supremo.
19.
"Discendente di Bharata! Colui che, liberato dall'illusione, Mi conosce
come lo
Spirito Supremo, conosce tutto. Egli Mi adora con tutto il suo essere.
20.
"Così, o Senza-Peccato, ti ho impartito questa profondissima saggezza.
Realizzandola, l'uomo diventa un saggio, uno che ha adempiuto con
successo tutti i suoi
doveri e tuttavia continua ad agire".
Qui
finisce il quindicesimo capitolo chiamato "Purushottama -
L'essere supremo"
* * *
Capitolo
XVI
- La natura Divina e Demoniaca
1.
Il
Signore Beato disse:
"Assenza di paura, purezza di
cuore, perseveranza nell'acquisizione della saggezza e nella pratica
yoga, carità,
controllo dei sensi, compiere riti sacri (yajna), studio delle sacre
scritture,
austerità, rettitudine;
2.
"Non
violenza, verità, assenza di collera, rinuncia interiore, pace,
avversione alla calunnia,
compassione verso tutte le creature, assenza di cupidigia, gentilezza,
modestia,
tranquillità;
3.
"Radiosità di carattere, clemenza, pazienza, purezza, mancanza di odio
e assenza di
orgoglio - queste qualità, o Bharata, sono la ricchezza di chi ha
inclinazioni divine.
4.
"O
Partha, il vanitoso orgoglio, l'arroganza, l'eccessiva stima di sé, la
collera, come pure
l'asprezza e l'ignoranza, contraddistinguono l'uomo nato con una natura
demoniaca
(asurica).
5.
"Le
qualità divine donano la liberazione; le qualità demoniache portano
alla schiavitù. Non
temere, o Pandava! Tu sei dotato di caratteristiche divine.
6.
"In
questo mondo vi sono due tipi di uomini: il divino e il demoniaco. Ti
ho già descritto
ampiamente quali sono le qualità divine. Ascolta ora, o Partha, quali
sono quelle
demoniache.
7.
"Le
persone di natura demoniaca non conoscono il giusto sentiero
dell'azione o quando
astenersi dall'azione. Esse mancano di purezza, di verità e di buona
condotta.
8.
"Dicono: "Il mondo non ha un fondamento morale né una verità
permanente, né
un Dio o Signore. Tutte le cose traggono origine dalla mutua unione,
causata dal desiderio
lussurioso. Che altro?".
9.
"Coi
loro piccoli intelletti, questi esseri rovinati s'attaccano alle loro
erronee convinzioni
e commettono molte atrocità. Essi sono nemici del mondo, propensi alla
sua distruzione.
10. "Dediti a insaziabili desideri, pieni d'ipocrisia, orgoglio e
arroganza, nutrendo
idee malvagie a causa dell'illusione, tutte le loro azioni sono
impuramente motivate.
11.
"Credendo che l'appagamento dei desideri lussuriosi del corpo sia lo
scopo supremo
della vita, sicuri che questo mondo sia 'tutto', questi uomini sono
immersi fino al
momento della morte nelle cure e nelle preoccupazioni terrene.
12.
"Legati da centinaia di catene di speranze ed aspettative egoistiche,
schiavi del
desiderio e della collera, si sforzano di procurarsi i godimenti fisici
accumulando
ricchezze in maniera disonesta.
13.
""Oggi ho ottenuto questo, e presto appagherò un altro desiderio.
Questa è la
mia attuale ricchezza, ma in futuro molto di più sarà mio".
14.
""Ho ucciso questo nemico, e presto ne ucciderò anche altri. Sono un
signore
tra gli uomini; godo di tanti possessi; ho successo, sono potente e
felice".
15.
""Sono ricco e di nobile famiglia. Chi altri può essere paragonato a
me?
Offrirò doni con ostentazione e farò sacrifici formali; sarò felice".
Così
parlano, fuorviati dall'ignoranza.
16.
"Nutrendo pensieri confusi, presi nella rete dell'illusione, bramando
solo la
gratificazione dei piaceri dei sensi, essi sprofondano in un orribile
inferno.
17.
"Pieni d'arroganza, ostinati, inebriati dall'orgoglio della ricchezza,
essi compiono
ipocritamente sacrifici che sono tali solo di nome, senza seguire le
ingiunzioni delle
sacre scritture.
18.
"Essendo pieni d'egoismo, di violenza, d'arroganza, di lussuria, e
inclini all'ira -
questi uomini malvagi disprezzano Me, che dimoro in loro e in tutti gli
altri.
19.
"Questi crudeli perpetratori del male che non sanno che odiare, i
peggiori tra gli
uomini, Io li getto ripetutamente nei grembi demoniaci del mondo delle
rinascite.
20.
"Entrando in grembi di asura, illusi nascita dopo nascita, non
riuscendo ad
ottenerMi, essi discendono in abissi sempre più profondi.
21.
"Tre
sono le porte dell'inferno che portano alla distruzione del bene
dell'anima: lussuria,
collera e cupidigia. Perciò, l'uomo deve abbandonare queste tre.
22.
"Figlio di Kunti! Allontanandosi dalle tre porte del regno delle
tenebre, l'uomo
agisce per il bene della propria anima e quindi raggiunge la Mèta
Suprema.
23.
"Chi
ignora i comandamenti delle sacre scritture e agisce seguendo i propri
folli desideri, non
ottiene la felicità né la perfezione né la Mèta Suprema.
24.
"Prendi dunque le sacre scritture come guida per determinare ciò che
dev'essere
fatto e ciò che dev'essere evitato. Con la comprensione intuitiva degli
insegnamenti
esposti nei testi sacri, sii felice di compiere il tuo dovere qui (nel
mondo)".
Qui
finisce il sedicesimo capitolo chiamato "La Natura Divina e Demoniaca"
* * *
Capitolo
XVII
- I Tre Tipi di Fede
1.
Arjuna disse:
"Qual è, o Krìshna, lo stato
di coloro che ignorano i comandamenti delle sacre scritture, ma
compiono i sacrifici pieni
di fede?. Sono di natura sattvca, rajasica o tamasica?".
2.
Il
Signore Beato disse:
"La fede insita nella natura degli esseri incarnati è triplice:
sattvica, rajasica e
tamasica. Ascolta ciò che ti dico.
3.
"La
fede di ciascuno è conforme alla propria natura innata, o Bharata.
L'uomo è fatto dalla
sua fede; com'è la sua fede, così invero egli è.
4.
"Gli
uomini sattvici rendono omaggio ai deva, i rajasici agli yaksha e ai
rakshasa, e i
tamasici ai preta e alla moltitudine di bhuta.
5
- 6.
"Sappi che gli uomini che praticano terribili austerità non autorizzate
dalle sacre
scritture sono di natura asurica. Pieni d'ipocrisia ed egoismo -
dominati dalla lussuria,
dall'attaccamento e dalla follia violenta del potere - torturano in
maniera insensata gli
elementi del corpo e inoltre offendono Me, che sono Colui che vi dimora
dentro.
7.
"Ciascuno dei tre tipi di uomini ama uno dei tre tipi di cibo. Anche i
sacrifici, le
austerità e l'offerta di doni hanno una triplice natura. Ascolta adesso
quali sono le
loro distinzioni.
8.
"I
cibi che aumentano la vitalità, l'energia, la forza, la salute, la
gioia e il buon
appetito, e che sono dolci, soffici, sostanziosi e piacevoli, sono
amati dalle persone
pure (sattviche).
9.
"I
cibi amari, acidi, salati, eccessivamente caldi, piccanti, - aspri e
che producono
bruciore, sono preferiti dagli uomini rajasici; essi producono dolore,
malessere e
malattie.
10.
"I
cibi che non hanno alcun valore nutritivo, che sono insipidi, putridi,
stantii, cucinati
in precedenza, fatti di avanzi e impuri, sono graditi alle persone
tamasiche.
11.
"Lo
yajna (sacrificio o dovere) offerto dagli uomini che non desiderano il
frutto dell'azione,
e fatto secondo le ingiunzioni delle sacre scritture, solo per amore
della giustizia, è
sattvico.
12.
"O
Migliore dei Bharata! Lo yajna fatto per amore della ricompensa e in
uno spirito di vana-
ostentazione è di natura rajasica.
13.
"Lo
yajna fatto senza alcun rispetto delle ingiunzioni delle sacre
scritture, senza offerte di
cibo e doni di apprezzamento, senza preghiere o canti sacri, e senza
devozione (a Dio) -
è tamasico.
14.
"L'adorazione degli dèi, dei due-volte-nati, dei guru e dei saggi; la
purezza, la
rettitudine, la castità e la non violenza sono considerate le austerità
del corpo.
15.
"Lo
studio regolare delle sacre scritture (la comunione interiore con il
proprio Sé), e il
proferire parole che non causano risentimento, ma che sono vere,
piacevoli e benefiche -
sono considerati austerità della parola.
16.
"La
serenità di mente, la dolcezza, il silenzio, l'autocontrollo e la
purezza di carattere
costituiscono le austerità della mente.
17.
"Questa triplice austerità, praticata dagli uomini perseveranti che
hanno una grande
fede e non desiderano il frutto delle azioni, è considerata di natura
sattvica.
18.
"Le
austerità sono considerate rajasiche, instabili e transitorie, quando
sono praticate con
ostentazione e per ottenere il rispetto, l'onore e la venerazione degli
uomini.
19.
"Le
austerità tamasiche sono quelle che si basano sull'ignoranza o su una
folle concezione, o
che sono praticate per torturare se stessi o per fare del male agli
altri.
20.
"Il
dono sattvico è quello che si fa per amore della giustizia, senza
aspettarsi nulla in
cambio; e donato nel momento e nel posto giusto ad una persona che ne è
degna.
21.
"Il
dono offerto con riluttanza o nella speranza di ricevere qualcosa in
cambio o di
guadagnare del merito, è considerato rajasico.
22.
"Il
dono tamasico è quello dato nel momento e nel posto sbagliato, ad una
persona che non ne
è degna, senza rispetto o con disprezzo.
23.
"'Aum
Tat Sat' sono state tramandate come le tre parole che designano Brahman
(Dio). Da questo
potere furono creati all'inizio i brahmana (i conoscitori di Brahman),
i Veda e i riti
sacrificali (yajna).
24.
"Per
questo tutti gli atti dei devoti di Brahman - sacrifici, offerte di
doni e austerità,
fatti secondo le ingiunzioni delle sacre scritture - cominciano sempre
con il canto di
"Aum".
25.
"Coloro che cercano la liberazione compiono i diversi atti di
sacrificio, offrono
doni e fanno austerità mentre si concentrano su "Tat", senza alcun
desiderio
per il risultato.
26.
"La
parola "Sat" indica la Realtà Suprema (oltre la creazione) e il Bene
(che da
Essa emana in tutta la creazione). La parola "Sat" si riferisce anche
alle più
alte forme di azione spirituale.
27.
"Lo
stato di stabilità nei più alti riti sacrificali, nell'autodisciplina e
nelle offerte
devozionali viene chiamato "Sat" (comunione con Dio, la Coscienza
Cosmica
trascendente). Invero la stessa azione spirituale connessa a "Tat"
(realizzazione di Dio immanente nella creazione) è ugualmente chiamata
"Sat".
28.
"O
Partha! Ogni sacrificio, offerta di doni o austerità che venga
praticato senza fede (o
devozione) è chiamato "asat". Esso non ha alcun valore né qui né
nell'aldilà".
Qui
finisce il diciassettesimo capitolo chiamato "I Tre tipi di Fede"
*
* *
Capitolo
XVIII
- La Liberazione attraverso La Rinuncia
1.
Arjuna
disse: "O Hrishikesha!
Guerriero dal Braccio Possente! Uccisore del demone Keshi! Desidero
conoscere il vero
significato di sannyasa (rinuncia) ed anche di tyaga (abbandono), e
qual è la loro
differenza".
2.
Il
Signore Beato disse: "I
saggi chiamano 'sannyasa' la rinuncia a tutte le azioni fatte con
desiderio. I saggi
dicono che 'tyaga' è la rinuncia ai frutti delle azioni.
3.
"Alcuni filosofi dicono che bisogna rinunciare a tutte le azioni perché
piene di
male. Altri dichiarano che gli atti di sacrificio (yajna), di
filantropia (dana, offerte
di doni) e di autodisciplina (tapas) non devono essere abbandonati.
4.
"Ascolta dunque da Me, o Migliore dei Bharata, la verità finale sulla
rinuncia.
Infatti, Tigre tra gli Uomini, è stato detto che la rinuncia è di tre
tipi.
5.
"Invero le azioni implicite nello yajna, nel dana e nel tapas devono
essere compiute,
e non devono essere abbandonate; poiché il sacro rito del fuoco, la
filantropia e
l'autodisciplina santificano il saggio.
6.
"Ma
anche queste azioni, o Partha, devono essere fatte abbandonando
l'attacamento (ad esse) e
il desiderio per i (loro) frutti. Questa è la Mia certa e suprema
convinzione.
7.
"La
rinuncia all'azione prescritta non è giustificabile. La rinuncia a tale
azione, fatta a
causa dell'illusione, è considerata tamasica.
8.
"Chi
rinuncia all'azione realmente difficile per timore della sofferenza e
dei problemi che
potrebbe avere il corpo, compie una rinuncia 'rajasica'; e non può
ricevere il frutto di
tale rinuncia (cioè, la salvezza).
9.
"O
Arjuna, quando l'azione prescritta viene fatta soltanto perché
dev'essere fatta,
abbandonando l'attaccamento ad essa e al suo frutto, questa rinuncia è
considerata
sattvica.
10.
"Il
rinunciante pervaso dal sattva, con l'intelletto calmo, libero dai
dubbi, non aborrisce
l'azione spiacevole né è felice di compiere quella piacevole.
11.
"Per
un essere identificato con il corpo è veramente impossibile abbandonare
completamente le
azioni, ma chi rinuncia al frutto delle azioni è chiamato tyagi
(rinunciante).
12.
"Il
triplice frutto dell'azione - buono, cattivo e misto - si presenta ai
non rinuncianti dopo
la loro morte, ma mai ai rinuncianti.
13.
"O
Eroe dal Braccio Possente! Apprendi da Me quali sono le cinque cause
che servono a
compiere ogni azione, e che sono state esposte nella suprema saggezza
(il Sankhya) in cui
termina ogni azione.
14.
"Il
corpo umano; lo pseudo-agente; le molteplici facoltà dei sensi (la
mente, l'intelligenza,
i cinque strumenti d'azione e i cinque strumenti di conoscenza); le
loro varie funzioni di
diversa natura; e in ultimo, come quinta, la divinità che vi presiede.
15.
"Queste cinque sono le cause di tutte le azioni -siano giuste o
sbagliate - che un
uomo compie attraverso il corpo, la parola e la mente.
16.
"Stando così le cose, l'uomo di mente perversa che a causa
dell'intelletto non
purificato considera il suo Sé Assoluto come l'autore delle azioni, non
vede (la
Verità).
17.
"Chi
è andato oltre l'ossessione dell'egoismo ed ha un'intelligenza non
offuscata (dall'idea
di bene è male), anche se uccide queste persone (pronte per la
battaglia di Kurukshetra),
non uccide; né rimane legato (dall'atto di uccidere).
18.
"Il
conoscitore, la conoscenza e il conosciuto costituiscono le tre cause
dell'azione.
L'agente, lo strumento e l'attività sono la triplice base dell'azione.
19.
"Conoscenza, azione ed agente sono descritti nella filosofia Sankhya di
tre tipi
soltanto, secondo la distinzione dei tre guna. Ti prego d'ascoltare
attentamente riguardo
ad essi.
20.
"Sappi che quella conoscenza mediante la quale l'unico Spirito
indistruttibile viene
percepito in tutti gli esseri, indiviso nel diviso, è sattvica.
21.
"Quella conoscenza che invece percepisce nel mondo degli esseri
molteplici entità di
diversa natura, distinte l'una dall'altra, sappi che è rajasica.
22.
"Mentre la conoscenza che si concentra su un singolo effetto (il corpo)
come fosse la
totalità, irragionevole, non conforme ai principi della verità, banale
e futile, è
considerata tamasica.
23.
"L'azione divinamente prescritta, che viene compiuta in uno stato di
completo non
attaccamento, senza attrazione o avversione, e senza desiderarne i
frutti, è chiamata
Sattvica.
24.
"L'azione ispirata dalla brama per la soddisfazione dei desideri, o
fatta con fini
egoistici e con molto sforzo, e considerata rajasica.
25.
"L'azione tamasica è quella che si fa sotto il dominio dell'illusione,
senza tener
conto delle proprie capacità, senza valutarne le conseguenze - perdita
di salute,
d'influenza e di ricchezza - e facendo violenza agli altri.
26.
"Il
soggetto-agente che è libero dall'attaccamento, senza egoismo, dotato
di coraggio ed
entusiasmo, che rimane impassibile nel successo o nell'insuccesso, è
chiamato sattvico.
27.
"Lo
strumento d'azione, o agente, che è pieno d'attaccamento, pieno di
desiderio per i frutti
dell'azione, pieno di cupidigia, impurità e propensità alla violenza,
che diventa
facilmente giubilante o depresso, è chiamato rajasico.
28.
"Il
soggetto-agente che è instabile nel corpo e nella mente, volgare,
arrogante, senza
scrupoli, malevolo, pigro, che si scoraggia facilmente e rimanda tutto
a dopo, è detto
tamasico.
29.
"O
Dhananjaya, ora ti spiegherò in maniera esauriente e particolareggiata
la triplice
distinzione dell'intelletto (buddhi) e della risoluta forza d'animo
(dhriti), in
conformità ai guna. Ti prego d'ascoltare.
30.
"O
Partha, è sattvico l'intelletto che conosce perfettamente la via
dell'azione piena di
desideri e la via della rinuncia, ciò che si deve e non si deve fare, e
(le cause che
creano) paura e impavidità, schiavitù e liberazione.
31.
"O
Partha, è rajasico l'intelletto per mezzo del quale si percepisce in
maniera
tremendamente distorta il dharma (giustizia) e l'adharma (ingiustizia),
l'azione che si
deve fare e quella che non si deve fare.
32.
"O
Partha, è tamasico l'intelletto che, avvolto nelle tenebre, considera
l'adharma come
dharma e vede tutte le cose in maniera perversa.
33.
"La
risoluta costanza mediante la quale uno regola le funzioni della mente,
del prana e dei
sensi - controllandone l'oscillazione attraverso la pratica yoga -
quella risoluta forza
d'animo, o Partha, è sattvica
34.
"O
Partha, la risoluta pazienza interiore che fa sì che uno regoli la
propria mente al
dharma (dovere religioso), al desiderio e alle ricchezze - mentre ne
brama i frutti, a
causa dell'attaccamento - è chiamata dhritirajasica.
35.
"Mentre è chiamata dhriti- tamasica (risoluzione interiore al male)
quella per cui
uno stupido non rinuncia all'eccessivo sonno, alla paura, al dolore,
alla disperazione e
all'arrogante presunzione.
36.
"Ed
ora - Toro dei Bharata - ascolta quali sono i tre tipi di felicità. La
felicità
trascendente che si ottiene con la concentrazione ripetuta della mente
e nella quale si
realizza l'estinzione di ogni dolore!
37.
"La
felicità che nasce dalla chiara discriminazione percettiva della
realizzazione del Sé,
è chiamata sattvica. In principio sembra veleno, ma alla fine è come
nettare.
38.
"La
felicità che nasce dall'unione dei sensi con la materia è chiamata
rajasica In principio
sembra nettare, ma alla fine è come veleno.
39.
"Quella vaga felicità che ha origine e termina nell'autoillusione, che
scaturisce
dal sonno eccessivo, dalla pigrizia e dall'errata comprensione, è
chiamata tamasica.
40.
"Non
esiste essere sulla terra, o anche tra le divinità dei cieli astrali,
che sia libero dai
tre guna che nascono da Prakriti.
41.
"O
Terrore dei Nemici! I doveri dei brahmini, degli kshatriya, dei vaishya
e anche dei sudra,
sono assegnati a seconda dei guna manifestati dalla loro natura.
42.
"Controllo della mente, controllo dei sensi, autodisciplina, purezza,
clemenza,
rettitudine, conoscenza, realizzazione del Sé e fede nell'aldilà
costituiscono i doveri
dei brahmini, nascendo dalla loro stessa natura.
43.
"Prodezza, splendore, risoluta fermezza, abilità, non sfuggire alla
battaglia,
generosità e attitudine al comando sono i doveri naturali degli
kshatriya.
44.
"L'agricoltura, l'allevamento e il commercio sono i doveri naturali dei
vaishya. Gli
atti di servizio agli altri costituiscono i doveri naturali dei sudra.
45.
"Ogni
uomo devoto al proprio dovere raggiunge la più alta perfezione. Ascolta
adesso come,
dedicandosi al suo dovere innato, egli ottiene il successo.
46.
"L'uomo ottiene la perfezione adorando, con le predisposizioni karmiche
che gli sono
naturali, Colui dal quale emanano tutti gli esseri e dal quale è
pervaso l'intero
universo.
47.
"È
meglio adempiere il proprio dharma anche se senza merito (e in maniera
imperfetta), che
fare bene il dharma di un altro. Chi compie il dovere prescritto dalla
propria natura
innata non commette peccato.
48.
"Figlio di Kunti! Uno non deve abbandonare il dovere per il quale è
nato, anche se
ha qualche imperfezione; perché tutto ciò che si fa è avvolto
dall'imperfezione, come
il fuoco dal fumo.
49.
"Colui che mantiene l'intelletto sempre distaccato dai legami e dalle
passioni
terrene, che è riuscito a ritrovare la sua anima ed è senza desiderio,
ottiene la
perfezione suprema: lo stato di realizzazione libero dalle azioni che
si ottiene con la
rinuncia.
50.
"Ascolta in breve da Me - Figlio di Kunti - in che modo colui che
ottiene questa
perfezione realizza Brahman, il fine supremo della saggezza.
51.
"Assorto nel puro intelletto, dominando il corpo e i sensi con risoluta
pazienza,
rinunciando (per quanto possibile) al suono e alle altre trappole dei
sensi, abbandonando
l'attaccamento e l'avversione;
52.
"Vivendo in un luogo solitario, mangiando poco, controllando il corpo,
la parola e la
mente; continuamente assorto nella meditazione divina e nello yoga che
unisce all'anima;
in possesso di sereno distacco;
53.
"Tranquillo, avendo abbandonato il senso dell'ego, il potere,
l'orgoglio, la
lussuria, la collera, i possessi e la coscienza di 'me e mio' - questi
è qualificato a
diventare uno con Brahman.
54.
"Divenuto assorto in Brahman - sereno, senza lamentarsi né desiderare,
vedendo la
stessa cosa in tutti gli esseri - egli consegue la devozione suprema
per Me.
55.
"Con
la devozione suprema egli realizza Me e la Mia natura: che cosa e chi
sono Io. Dopo aver
conosciuto queste verità, egli entra rapidamente in Me.
56.
"Compiendo sempre fedelmente tutti i propri doveri, prendendo rifugio
in Me, con la
Mia grazia il devoto perviene allo stato eterno e immutabile.
57.
"DedicandoMi mentalmente tutte le azioni, considerandoMì la Mèta
Suprema,
ricorrendo alla pratica del buddhi-yoga (unione mediante la saggezza
discriminativa),
assorbi continuamente il tuo cuore in Me.
58.
"Con
il cuore fermamente assorto in Me, e con la Mia grazia, supererai tutti
gli ostacoli. Se
invece, preso dal tuo ego, non Mi ascolterai, andrai incontro alla
distruzione.
59.
"Se,
facendoti prendere dall'ego, pensassi: "Non combatterò", vana sarebbe
la tua
decisione! Perché Prakriti, la tua natura innata, ti costringerebbe a
combattere.
60.
"Figlio di Kunti! Legato dal karma, innato nella tua natura, saresti
costretto a fare
tuo malgrado ciò che a causa dell'illusione non vorresti fare.
61.
"O
Arjuna, il Signore dimora nei cuori di tutte le creature e mediante la
Sua illusione
cosmica (maya) costringe tutti gli esseri a ruotare come fossero
montati su una macchina.
62.
"Prendi rifugio in Lui con tutto l'ardore del tuo cuore, o Bharata. Con
la Sua grazia
otterrai la pace suprema e l'eterna dimora.
63.
"Così ti ho rivelato la saggezza più segreta di tutti i segreti. Dopo
averla
ponderata a fondo, agisci come desideri.
64.
"Ascolta ancora la Mia parola ~ la più segreta di tutte. Poiché ti amo
intensamente, ti dirò quel che è bene per te.
65.
"Assorbi la tua mente in Me, diventa Mio devoto, offri (sacrifica) a Me
tutte le
cose, inchinati a Me. Tu Mi sei molto caro, perciò in verità ti
prometto che verrai a
Me!
66.
Abbandonando tutti gli altri dharma (doveri), prendi rifugio solo in
Me. lo ti libererò
da tutti i peccati (derivati dal mancato compimento di quei doveri
minori). Non dolerti!
67.
"Non
dire mai queste verità a chi è privo d'auto-controllo o di devozione,
né a chi non
rende alcun servizio o non desidera ascoltare, né a chi parla male di
Me.
68.
"Chiunque impartirà ai Miei devoti la suprema conoscenza segreta, con
la massima
devozione a Me, verrà senza dubbio a Me.
69.
"Nessuno tra gli uomini Mi rende un servizio più prezioso di costui; né
in tutto il
mondo vi sarà alcuno a Me più caro.
70.
"Chi
studia e conosce (percepisce intuitivamente) questo sacro dialogo tra
noi, Mi adorerà con
il sacrificio (yajna) della saggezza. Questa è la Mia sacra parola.
71.
"Ed
anche l'uomo pieno di fede e senza malizia che ascolterà semplicemente
questo sacro
dialogo, anche lui, liberato (dal karma terreno), dimorerà nei mondi
beati dei virtuosi.
72.
"O
Partha, hai ascoltato questa saggezza con il cuore concentrato? O
Dhananjaya, è stata
distrutta l'ignoranza nata dalla tua illusione?".
73.
Arjuna disse:
"La mia illusione è stata
distrutta! O Achyuta! Attraverso la Tua grazia ho riguadagnato la
memoria (della mia
anima). Sono fermamente stabilito (nella conoscenza). La mia incertezza
è svanita. Agirò
secondo la Tua parola".
74.
Sanjaya
disse: Così
- con i peli del corpo dritti
per l'immensa gioia - ho ascoltato questo meraviglioso dialogo tra
Vasudeva e la grande
anima di Partha.
75.
Per grazia
di Vyasa mi è stato rivelato questo supremo e segretissimo Yoga,
manifestato direttamente
alla mia coscienza dallo stesso Krishna, il Signore dello Yoga!
76.
O Re
(Dhritarashtra). Ricordando, ricordando di continuo lo straordinario e
sacro dialogo tra
Keshava e Arjuna, rabbrividisco continuamente di gioia.
77.
Ricordando
incessantemente l'infinita manifestazione di Hari, grande - o Re è la
mia meraviglia, e
la mia gioia si rinnova continuamente.
78.
Questa
è la mia opinione: ovunque
sia manifesto Krishna, il Signore dello Yoga e Maestro dei Mistici, ed
ovunque sia
presente Arjuna, l'abile arciere dell'autocontrollo, là si trovano
anche prosperità,
vittoria, conseguimento dei poteri (spirituali) e l'infallibile legge
dell'autodisciplina
(che conduce alla liberazione).
Qui finisce il diciottesimo
capitolo chiamato "La Liberazione attraverso la
Rinuncia"