Nella spiegazione dei Simboli del Tempio, l’attenzione è guidata verso il significato mistico generale delle Due Colonne. Nel Capitolo IX del Rituale dei Morti, esse vengono chiamate « le Colonne di Shu », « le Colonne della Luce dell'Alba » e anche « le Colonne Nord e Sud del Portale della Sede della Verità ». Nel Capitolo XII, sono rappresentate dalla porta sacra, la porta cui viene condotto l'Aspirante quando ha completato la Confessione Negativa. Le figure arcaiche su una Colonna sono dipinte in nero su bianco, e quelle sull'altra in bianco su nero, per esprimere l'interscambio e la riconciliazione delle forze contrastanti e l'eterno equilibrio della luce e delle tenebre che dà forza alla natura visibile.
Le illustrazioni riportate sulle Colonne sono tratte da disegni del XVII e del CXXV capitolo del Rituale dei Morti, il Libro egizio del Per-em-Hru o Libro dell'Uscita alla Luce del Giorno, il libro piú antico finora scoperto al mondo.
Il Rituale dei Morti, parlando genericamente, è una raccolta di inni e di preghiere, in forma d'una serie di Rituali Cerimoniali, che hanno lo scopo di permettere all'uomo di unirsi con Osiride il Redentore. « Affinché anch'essi possano essere Uno di noi ». « Io sono Osiride », diceva l'uomo purificato e giustificato, con l'anima luminosa mondata dal peccato nella luce immortale e increata, unito a Osiride, e perciò giustificato, e figlio di Dio; purificato dalla sofferenza, fortificato dal l'opposizione, rigenerato dal sacrificio di sé. Questo è l'argomento del grande Rituale egizio.
|
Il momento più importante del Libro dei Morti era la psicostasia. L'anima del defunto veniva posta sul piatto della bilancia e contrappesa alla dea Maat: se i piatti si equilibravano il defunto entrava nel regno di Osiride; in caso contrario veniva divorato. |
L’Aspirante, simboleggiato dal defunto, per raggiungere l'aldilà, il luogo dell’Immortalità, doveva superare il giudizio del tribunale presieduto da Osiride che esercita il suo potere avvalendosi di 42 giudici in rappresentanza dei peccati.
I quarantadue Giudici dei Morti sono rappresentati seduti in una lunga fila: ognuno di essi deve essere chiamato per nome, e si deve negare il Peccato su cui egli presiede. Questo tribunale, raggiunto grazie all'aiuto di Anubi, giudica i morti pesandone il cuore sulla bilancia della giustizia della Dea Maat.
Sui piatti di questa bilancia vengono posti il cuore del morto e una piuma che simboleggia la giustizia. la Dea Maat. Gli antichi egizi pensavano che il cuore, sede di pensiero, bontà e sentimento, privo di peccati fosse più leggero di una piuma e perciò, in tale modo, il tribunale poteva giudicare il defunto. Nel caso in cui il cuore non superasse questa prova, un essere chiamato Anut lo divorare precludendo al defunto il passaggio nel regno dei morti.
Questa era la Confessione Negativa, la tradizionale dichiarazione di innocenza (dal Papiro di Ani) di fronte a Osiride:
- Non ho detto il falso
- Non ho commesso razzie
- Non ho rubato
- Non ho ucciso uomini
- Non ho commesso slealtà
- Non ho sottratto le offerte al dio
- Non ho detto bugie
- Non ho sottratto cibo
- Non ho disonorato la mia reputazione
- Non ho commesso trasgressioni
- Non ho ucciso tori sacri
- Non ho commesso spergiuro
- Non ho rubato il pane
- Non ho origliato
- Non ho parlato male di altri
- Non ho litigato se non per cose giuste
- Non ho commesso atti omosessuali
- Non ho avuto comportamenti riprovevoli
- Non ho spaventato nessuno
- Non ho ceduto all'ira
- Non sono stato sordo alle parole di verità
- Non ho arrecato disturbo
- Non ho compiuto inganni
- Non ho avuto una condotta cattiva
- Non mi sono accoppiato (con un ragazzo)
- Non sono stato negligente
- Non sono stato litigioso
- Non sono stato esageratamente attivo
- Non sono stato impaziente
- Non ho commesso affronti contro l'immagine di un dio
- Non ho mancato alla mia parola
- Non ho commesso cose malvagie
- Non ho avuto visioni di demoni
- Non ho congiurato contro il re
- Non ho proceduto a stento nell'acqua
- Non ho alzato la voce
- Non ho ingiuriato dio
- Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio
- Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene
- Non ho bestemmiato il nome del dio della città
- Non ho alterato il peso della bilancia
- Non ho barato sui terreni
Una volta ottenuto il consenso del tribunale il “ba” giunge davanti al traghettatore. Il “ba” deve rispondere esattamente alle domande del traghettatore e superare una serie di demoni tra cui il “ficcanaso”, “l'urlatore”, “il succhiatore di sangue”, per passare nel regno di Osiride, il paradiso, chiamato dagli Egizi "campo dei giunchi". Per superare i demoni era necessario conoscerne i nomi che sono riportati nel Libro dei Morti. |